Sono tra quelli che aspettano di vedere come si muoverà Giorgia Meloni nei prossimi mesi. Alcune cose sono già chiare e nefaste, ma altre invece potrebbero rivelarsi interessanti: questa non è la destra Berluscona, furba e affarista. Questa è la destra sociale che rivendica di essere stata underdog per decenni, ma che finalmente ha avuto accesso alle leve del potere: vedremo. C’è però un passaggio molto delicato. Dice Meloni: “Non ho mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici. Per nessun regime, fascismo compreso”. Sorprendente: una si iscrive al Fronte della Gioventù nel 1992 ma non nota niente, non collega i busti del Duce, i saluti romani, il chiamarsi camerati, il disprezzo del 25 aprile col Fascismo. Il risultato è che, pur avendo la fiamma nel simbolo a Isabella Rauti al Senato, sostengono di non essere post- fascisti. Questo è indice di una scarsissima, forse inesistente elaborazione del proprio passato, che non viene rivendicato ma invece pubblicamente ripudiato, glissato, nascosto. Il risultato è che un riferimento della nuova destra è Viktor Orban, su cui si può dire tutto ma non che difetti in grossolanità: cacchio, eravate fascisti, vi siete proprio ridotti male. Nei fatti vedremo, io non credo che torneranno le squadracce o l’olio di ricino. Credo che adotteranno provvedimenti lesivi della dignità e liberticidi senza necessariamente arrestare nessuno: possono rendere il clima così malsano da produrre un’emigrazione socio-culturale come sta avvenendo altrove (per esempio negli USA): se vuoi i diritti ti tocca traslocare. Ovviamente ci sarebbe molto da dire sulla totale vacuità dell’opposizione, sulle molteplici buone occasioni per stare zitti mancate clamorosamente, da Serracchiani a Boldrini. Ma quello è un altro post che scriverei di malavoglia: detesto parlare male delle donne in politica e già questa è una trasgressione.