C’è una lettura terribile della nostra “presenza social” e del genere di comunicazione che si svolge in queste reti, e cioè che siano luoghi dell’invidia, dell’emulazione, della mostra di se – e basta. Devo confessare che col passare del tempo mi pare una lettura sostanzialmente corretta, con qualche eccezione ma poche (più che altro scuse, tipo che devo pubblicizzare la mia musica, cosa peraltro anche vera). Dopo averne scritto su Rumore nel 2021 ho iniziato a badarci, e prima di pubblicare qualcosa la mia mente mi interroga: perché lo fai? Cosa stai facendo? Umorismo? Ti fai bello in quanto spiritoso? Pubblichi della musica sconosciuta facendo sfoggio della tua largezza di vedute/ficaggine/capacità di essere avantissimo/ecc? E quella foto nella quale stai così bene la metti per ramazzare consensi magari femminili? Per mostrare quanto eri cool sull’Himalaya? Quanto stavi bello a Berlino nell’estate dell’83? E il post di dileggio malvagio contro “il potere” (uno qualsiasi a scelta) a che serve? Forse a ramazzare i consensi di chi già la pensa come te?
Pensieri brutti, di cui non riesco a liberarmi. Certo, ci sono anche motivi nobili per stare sui social (restare connessi, vedere come stanno gli amici, che succede, ecc.) ma faccio sempre più fatica. Alcune cose ho proprio smesso di farle, come i necrologi. Se muore un artista a cui sono particolarmente legato posso fare un’eccezione, e poi ovviamente gli amici, un capitolo per me dolorosissimo. Ogni like a quei post è una spina nel cuore e Facebook gira il dito: “Il tuo post sta funzionando benissimo!” mi disse quando avevo ancora una pagina da artista (chiusa tempo dopo) e ricordavo un fratello scomparso. Quindi se devo i necrologi faccio qui, ma non lì – e evito di guardare i like se li condivido.
Dice: ma così non pubblichi più niente. Forse, adesso vediamo, nessuno è perfetto. Ma mi pare che lì dentro siamo tutti una versione profondamente imperfetta di noi stessi, e forse non interamente per colpa nostra.
Bro,
yo in capisco/a, ma pecché non lascia pedere quella cloaca di facebook? Davvero al mondo non ci sono cose più importanti? Una scorsa superficiale ai giornali di questi tempi sembrerebbe suggerire il contrario!
Baci