Continuo a trovare leggermente sorprendente il pubblico scandalo legato al trattamento dei prigionieri a Abu Ghraib e nella base di Guantanamo: le torture e umiliazioni com autoscatto nel carcere iracheno e la sospensione dei diritti (e quindi la detenzione illegale) nel lager americano a Cuba, dove pare che in diverse occasioni si sia perfino urinato sul Corano. Intendiamoci: sono cose orribili, interamente esecrabili, non giustificabili in nessuna maniera e, secondo me, al di sotto dello standard sufficiente per fare parte del mio genere umano. Cose che vanno denunciate con forza e che non dovremmo mai dimenticare.
Quello che però mi sembra incredibile è che queste vicende vengono isolate dal contesto in cui avvengono e considerate episodi, aberrazioni, deviazioni. Non c’è niente di aberrante o deviante, e meno che mai di episodico: questa è la guerra, è così da sempre. Ma davvero qualcuno crede che le guerre si possano combattere correttamente? Che si possano condurre degli interrogatori nel pieno rispetto della dignità dell’individuo? Che il rastrellamento casa per casa (un fatto ordinario, a sentire i Tg) sia effettuato da gentili addetti che bussano alla porta?
Ecco perché il concetto di guerra giusta, necessaria, umanitaria e portatrice di democrazia non sta in piedi: perché non esiste. Quandi si dice guerra si intendono anche Guantanamo bay, Abu Ghraib, gli episodi riguardanti gli italiani in Somalia e tutti quegli altri (presumibilmente peggiori) di cui non si ha avuto notizia. Si intende l’uccisione di civili, la sospensione di tutti i diritti, l’omicidio preventivo (come nel caso Calipari, almeno stando alla versione americana) e qualsiasi altra schifezza immaginabile. Ecco perché tutti noi siamo contro la guerra, che è la vera questione da cui discende tutto il resto. Questi fatti così incredibili non ne sono che l’attuazione pratica.