Da orgoglioso terronazzo (condizione certificata anche dalla regolamentare catenina d’oro) amo il profondo sud come il Mali, ma anche il profondo nord come l’Alto Adige (non riesco a immaginare niente di più nordico: è evidentemente la mia idea platonica del settentrione. La Finlandia non è nord: è altrove). Ogni volta che ci vado sono contento di tornarci; venerdì sono a Bolzano per un interessante incontro sul copyright, organizzato dal Centro Audiovisivi della Ripartizione Cultura italiana della Provincia autonoma che, invece di dormire come fanno spesso le istituzioni di questo genere, si interroga (pubblicamente) su una cosa che la riguarda molto: il centro audiovisivi infatti gestisce, produce e presta una grande quantità di materiali protetti da ©. L’ho già detto e scritto: se Milano avesse la proposta culturale di Bolzano (che però gode di una situazione particolare per via del bilinguismo) assomiglierebbe di più a quella città europea così presente nei discorsi del nostro sindaco – ma purtroppo soltanto lì. L’intera iniziativa si chiama MediaTime.E poi Bolzano ha diverse attrattive, tra le quali: un sacco di persone simpatiche, moderne e interessate a questi argomenti (tra cui degli efficientissimi assessori che di notte fanno i dj), l’uomo la cui piacevolezza è pari solo alla sua altezza, ambedue impensabili, e il negozio di articoli da taglio (ma non solo: ha forbici stratosferiche, incredibili tagliaunghie, le lime migliori del mondo, ecc.) più folle d’Italia, cinque vetrine allestite con cura tutta altoatesina in pieno centro: una boutique del metallo “vile” lavorato di lusso. Talmente snob da non avere nemmeno un sito web.