Trovo Formigoni orrendo. Lo trovo orrendo oggi che è presidente della mia regione, ma lo trovavo già orrendo vent’anni fa, quand’era un estremista di centro, un mujahiddin di Comunione e Liberazione, insomma uno d’accordo con Bin Laden su molte questioni: eutanasia, aborto, fecondazione assistita, ecc. L’idea che venga a lavorare a meno di un chilometro in linea d’aria da casa mia mi ripugna, e guardarlo pavoneggiarsi in tv per la rielezione (sebbene con un margine meno bulgaro) è stato orribile. Formigoni è così brutto dentro da essere riuscito in questo strepitoso capolavoro: inventarsi come gadget elettorale delle gelatine di frutta col suo nome.
Che uomo amaro, tetro e cavo. Me lo vedo nella sua festicciuola ideale, dove non si ballano nemmeno i lenti, ci sono solo maschi e donne coi baffi, si discute di teologia e il massimo della libidine sono le gelatine di frutta. Un dolciume proprio a sua immagine e somiglianza: giallino a vedersi, molle, appiccicaticcio, punitivo (magari per voi no, ma io ho incubi d’infanzia legati alle gelatine e alla cotognata) e micidiale per la placca. Sul verso c’è un motto:
Sicurezza quantomeno di annoiarsi: tra Formighini e Albertoni qui c’è il deserto, e tutti aspettano con ansia l’evento culturale della stagione: il salone del mobile…