Qualche tempo fa ho scritto un affettuoso articolo contro Enrico Ghezzi, dove ammettevo di non capire quello che dice e di dolermene un po’: in tv programma delle cose belle e mi dispiace non capirlo quando parla, mi sento un po’ menomato (l’intero articolo è qui). Ovviamente questa opinione ha avuto la sua dose di reazioni, alcune positive (di gente che non lo capisce come me, ma a cui però questo fatto non dispiace) e altre negative: pare che chi lo capisce lo apprezzi assai.
Poi l’altra sera mi è capitato di vedere “Cinema, Cinema, Cinema: è sempre la stessa cosa (?), da una conversazione di Enrico Ghezzi con Umberto Eco (20 giugno 2004)”. L’avete visto? No? Speriamo che lo replichino (l’intero programma dura 4 ore e mezza). Da questo documento (una conversazione filmata da Ghezzi in cui si vede solo Eco, seduto su un divano scomodo) si evince chiaramente una cosa che mi ha rassicurato non poco: nemmeno Umberto Eco capisce una mazza di quello che dice Ghezzi. Tenta invano di riportare la conversazione su dei binari logici ma non gliela fà: Ghezzi scarta, s’incarta, s’inchiavarda (a un certo punto Eco signorilmente suggerisce che potrebbero chiuderla lì, ma Ghezzi va avanti come se niente fosse) e non ne escono. Il bello? Essendo stata la percentuale di possesso parola 95% Ghezzi – 5% Eco, i lunghissimi monologhi di Enrico (spesso chiosati da Eco con la frase: “Si, ma qual’è la domanda?”) sono commentati sempre solo dalla faccia di Umberto, tra le più malcelatamente desolate che abbia mai visto: davvero imperdibile.