In Italia si polemizza davvero solo per la gioia di farlo. Che va benissimo, essendo io altrove. Però ho amici, studenti e ex studenti, i quali forse hanno bisogno di una rassicurazione, una parola certa – forse perfino autorevole.
Si può discutere sul premio Nobel per la letteratura dato a Bob Dylan soltanto essendo ignoranti con la memoria corta. Esiste un prima Bob Dylan, quando cuore faceva rima con amore, e il massimo che si poteva ottenere era qualche doppio senso, e un dopo. Dylan inventa la canzone moderna, il verso poetico diventa musicale e si compie un miracolo che consente a milioni di persone venute dopo, di tentare anche loro di dire qualcosa di profondo, o magari semplicemente utile. Alcune delle immagini contenute nelle canzoni di Dylan sono tra le parole più significative scritte nel XX secolo. Il suo primo libro, Chronicles vol. 1, è stato paragonato ai grandi della letteratura americana, e costituisce un esempio luminoso di scrittura autobiografica.
Quindi si calmino i vari ignoranti che danno aria al loro Twitter, alla loro pagina Facebook. Tornino a dire sciocchezze sul genio di Mogol, la creatività di Battiato, la controversa figura di Fedez. Che Dylan, evidentemente, gli è passato molti metri sopra la testa. E grazie mille all’Accademia delle Scienze di Stoccolma, che stavolta ha vinto tutto.