Ho letto con orrore le notizie da Macerata; ancora il drive-by shooting a caso ci mancava, adesso è successo. I miei social network sono pieni di sdegno, e di accuse, una su tutte: basta con chi istiga l’odio. Gli accusati sono sempre i soliti, Salvini, Meloni e compagnia. Naturalmente non sottovaluto affatto la potenza del messaggio di questa gente, che va combattuto e sconfitto. Credo però che questi non siano la causa del problema, ma l’effetto di un difetto, o meglio di una carenza.
In Italia non esistono figure morali di riferimento. Semplicemente non ce ne sono, tant’è che in molti sono inspiegabilmente grandi fan del Papa, considerato un “Papa del popolo” solo perché, a differenza dei suoi incomprensibili predecessori, si porta la borsa da solo. Non è sempre stato così, anzi: ricordo molte figure morali del passato, fondamentali per la crescita sociale di questo paese: Marco Pannella, Stefano Rodotà, Pierpaolo Pasolini e Sandro Pertini sono solo i primi quattro nomi che mi vengono in mente. Persone che, a vario titolo, si sono fatte carico di dire, e fare, cose moralmente esemplari, e di comportarsi di conseguenza. Gente diritta, che si è spesa per cercare di spostare le coscienze del paese, anche pagando di persona le proprie scelte, e senza guadagno personale (come certi scrittori moralisti italici).
La presenza di queste figure aveva un effetto collaterale fondamentale: alzava il livello del dibattito, obbligando il resto dei politici (e della società) a confrontarsi su temi alti, moralmente importanti. Il circolo era, per quanto possibile (i Razzi c’erano anche allora), anche virtuoso e non, come mi pare sia oggi, esclusivamente vizioso.
Come mai oggi non ce ne sono? Secondo me il motivo è che in Italia non c’è più spazio per persone del genere. Nella seconda repubblica ha vinto la logica della furbizia, delle promesse a vanvera (perfino più a vanvera di quelle di una volta), dell’idea iperbolicamente demente che qualcosa sia migliore solo perché nuova, dello sparare sui deboli (come gli immigrati), del “tanto sono tutti uguali”, dell’uomo solo al comando. E chiunque proponga uno stile diverso viene visto (da tutti, inclusi molti miei contatti di Facebook) con grande sospetto, e tenuto ai margini. Chi tenta di volare un pochino più alto, viene immediatamente riportato all’ordine: “Che tu sei meglio si me?” Ecco: in Italia mancano persone migliori di noi. E in mancanza di queste, i peggiori naturalmente prosperano.