Leggo che con il numero attualmente in edicola, chiude la versione cartacea del Mucchio Selvaggio, storica rivista musicale italiana. Mi pare una brutta notizia: non solo il Mucchio aveva una lunga storia e un percorso interessante, ma aveva saputo costruirsi uno spazio proprio nel panorama editoriale musicale. Inoltre, da quello che ho letto, c’è una vicenda legale in corso: insomma pare che il giornale non chiuda per problemi economici. Cose brutte. Naturalmente, anche solo per questioni anagrafiche, conosco alcune delle persone coinvolte, e a qualcuno voglio anche del bene, il che aggiunge un ulteriore strato di malinconia. Per completezza aggiungerei che ho scritto un paio di articoli per il Mucchio, quasi vent’anni fa.
Il fatto che smetta di pubblicare mi sembra un vero peccato anche per un’altra ragione: avere una storia lunga, oggi è una ricchezza. Che mi auguro non vada perduta: nell’archivio del Mucchio Selvaggio c’è un pezzo importantissimo della storia della musica in Italia, essenziale per capire certi anni, certi fenomeni. Ovviamente sia Il Mucchio che Rumore (rivista musicale per la quale scrivo) hanno siti ben fatti e aggiornati; purtroppo, da quello che vedo, nessuno dei due ha scelto di rendere disponibile (gratis o a pagamento) il proprio archivio storico. Che avrebbe una piccola ma sicura vita eterna: nella sezione articoli di questo sito ce ne sono 470, scritti dal ’96 a oggi. E quelli che fanno più traffico non sono necessariamente gli ultimi, anzi. Insomma: mi dispiace che il Mucchio chiuda, e mi sento vicino a chi ci ha messo il sangue per anni. Spero che l’importante patrimonio culturale che il gruppo di giornalisti del Mucchio ha saputo accumulare in 40 anni possa diventare un bene comune, e magari anche una piccola fonte di guadagno per il sito.