Internet è diventata, non da oggi (ma oggi di più) una rete di opinioni. Qualcuno si lamenta del fatto che tutti debbano dire la propria, e che ogni opinione valga uguale, che sia originale, illuminante, noiosa, banale o di quarta mano. Però tutti, sempre di più, utilizziamo i Social Media per amplificare le nostre opinioni, specialmente quelle negative (che, si sa, hanno più like). Se qualcuno o qualcosa non ci piace, Facebook e Twitter sono balconi perfetti dai quali arringare le folle, o comunque mettere in scena le nostre idee. Lo faccio io, lo fate pure voi: vi vedo anche io, come tutti gli altri. Siccome però sono tempi bui, da vecchio utente “esperto” di Internet vorrei darvi alcune piccole dritte.
Forse ci avete fatto caso: Internet non distingue tra i link positivi e quelli negativi. Non lo fa Google, non lo fanno Twitter e Facebook. Se uno scrive una bestialità, e io la condivido (su un Social Network) scrivendoci sotto “Leggete qui che puttanata”, la mia condivisione vale quanto quella di chi invece ci ha scritto sotto “Parole sante”. E siccome il peso (per esempio dei politici) si misura anche sulla base delle interazioni online (condivisioni, like, etc.), condividerne i post significa automaticamente aumentare il loro peso. La logica, infame, è che la misura è quanto si parla di me, non come. Interessa l’indice di ascolto, non quello di gradimento. Quindi semmai fate uno screenshot di quel post. In questo modo non rischiate di mescolarvi a gente brutta, e fate una piccola buona azione (considerando anche che i vostri amici probabilmente già la pensano come voi). Lo stesso discorso vale per gli hashtag, che vengono rigorosamente contati. Quindi #tiziocaioignorante è meglio di #tiziocaio e basta.
Noto infine che spesso, perfino tra “amici”, si tende a ignorare la legge: ingiurie personali, e talvolta perfino minacce. Io non amo tutte le leggi, ma queste due mi sono sempre sembrate superflue. Insomma ecco, “Tizio Caio deve morire ammazzato male” si può dire in mille maniere assai più perfide, fantasiose e legalmente solide: mi auguro che, nel tuo inferno, tu e i tuoi cari veniate cacciati via dal vostro paese per via di una guerra infame, e che siate condannati a vagare nel Mediterraneo per l’eternità, respinti da gente brutta e geneticamente disabile – come te in questa vita.