Oggi voglio parlare di un tipo umano automobilistico che ho avuto modo di osservare in diversi contesti. Lo chiamerò, romanamente, Braccetto de fori. Braccetto de fori non ama le utilitarie, ma è affascinato dal turbo, l’intercooler, le valvole, che detiene in gran numero su macchine altrimenti medie: Braccetto non è ricco, ma spende in occhiali da sole, braccialetti e intercooler. In città Braccetto de fori viaggia in modalità competizione: sempre primo al semaforo, sgattaiola ai passaggi pedonali, tocca i 160 sui viali e ti guarda male: per lui sei un competitor. In autostrada poi si scatena: non superabile (Braccetto accelera mentre lo superi), sempre attaccato al culo di chi gli sta davanti, passa dalla corsia di sorpasso all’autogrill in 30 metri.
Ma il vero piacere di Braccetto de fori sono le strade di collina, come quelle della mia zona. Qui alterna due modalità di guida. Una è il rally da solo, nel quale sgomma, sgasa e fracassa il cazzo all’universo mondo che vorrebbe passeggiare sul ciglio della strada in santa pace. Talvolta Braccetto si ribalta nel bosco con gran soddisfazione dei locali, che lo disprezzano a tal punto da non dirgli nemmeno quanto sia fesso.
La vacanza automobilistica di Braccetto però è il tornante in collina dopopranzo. Si mette a 30 orari e si rilassa, col braccetto bello de fori che prende aria. Si piazza al centro della carreggiata, si allunga sul sedile e si gode il panorama. Bello, se non fosse che poi si comporta come sempre: non si fa superare, accelera, ti insegue, poi si ricorda che si deve rilassare e rallenta, ti guarda male quando lo incroci di nuovo. Braccetto de fori è così simpatico che vorrei averne in casa il trofeo di caccia: quel bel braccetto abbronzato, con tanti bei braccialetti, impagliato e appeso in soggiorno.