Qualche mese fa ho scritto un articolo nel quale mi lamentavo della qualità di molti dei contenuti presenti su Facebook, almeno sul mio. Nel frattempo però ho notato un’altra cosa, a cui all’inizio avevo dato poco peso ma che adesso mi pare più rilevante. La prendo larga così mi spiego bene.
Una quindicina di anni fa frequentavo Second Life, che in qualche modo era (ed è tuttora) un social network, benché assai diverso da Facebook o Twitter. Uno degli aspetti più inquietanti di quella piattaforma era la notevole percentuale di gente con problemi che la popolava: grandi depressi, gente con malattie invalidanti, psicotici di ogni genere che trascorrevano la propria esistenza lì dentro. Ce li trovavi sempre, e li riconoscevi anche dallo zelo e l’intensità con cui si immedesimavano nella loro seconda (o forse a questo punto primaria) esistenza. Comprensibile: Second Life, coi suoi corpi perfetti, accessori folli e case da VIP, è sicuramente una piattaforma in grado di creare dipendenza, specialmente a qualcuno che non sta bene nella prima.
Ecco: Facebook mi dà la stessa impressione. C’è un sacco di gente a posto (probabilmente pure tu), anche dati i numeri, ma esiste un genere di persone (gentili e carine nella vita) che non se la passa tanto bene nella testa, per cui FB diventa un luogo di passione inestricabile, intensità forsennata e talebanismo. Chi mi conosce sa che pratico il pensiero complesso, uno sport non per tutti che a volte produce alcuni risultati interessanti – per me e per altre persone, i miei studenti ve lo possono confermare. Naturalmente FB non è il posto giusto dove praticare questo sport, specialmente per via dei talebani che lo abitano. Qualsiasi argomento invece diventa come il calcio, si tifa. La giunta milanese, il PD, la Lega, la carbonara, perfino Sanremo. Non ti piace? Zitto snob: non lo guardi, è bellissimo. Cogli delle criticità nella politica di Beppe Sala? Sei una merda, allora ti meritavi la Moratti. Ti pare che Achille Lauro dica delle sciocchezze e forse farebbe meglio a cantare e basta (cosa che mi pare gli riesca assai meglio)? Anatema: sei omofobo, vecchio e forse pure un po’ cojone. Pensi che in fondo ognuno dovrebbe potersi condire la pizza come gli pare, inclusi kiwi e hot dog? Devi morire. Per il dannato della tastiera non esistono toni di grigio, sfumature, pensieri complessi. La sua è un’esistenza umorale basata sul dualismo amici/nemici, e non gli importa un cazzo di capire niente (cosa che gli riesce benissimo), ma eclusivamente di affermare a) la superiorità della sua idea, e soprattutto b) la pochezza evidente della tua, merdaccia che remi contro. Per poi naturalmente accanirsi senza pietà su gente che non la pensa come lui, o lei, per via della grammatica sbagliata.
Siccome Facebook è un ottima piattaforma per diffondere quello che faccio (mentre sono altrove, cioè il 99% del mio tempo) e mi permette di interagire con un sacco di persone diverse da me (due terzi dei miei contatti sono ex studenti tra i 21 e i 35 anni), questo è quello che ci farò. Ma basta pensieri complessi su Facebook (lo dico a me stesso) e basta tossici da social*. Se vuoi commentare qualcosa fallo qui, dove l’aria è più salubre e i talebani stanno altrove.
* Un disagio che esiste, lo so per certo (è capitato a persone che me ne hanno parlato), e che forse sarebbe interessante discutere aldilà degli allarmi sui teenager.
Io ti voglio bene, a te al tuo pensiero complesso e come lo scrivi…A Sundance abbiamo visto un doc intitolato Social Dilemma sul capitalismo “assuefattivo” e le piattaforme che hanno perfezionato il behavior modification attraverso il microdosing di dopamina via “like”…..non è ancora in circolazione ma tieni d’occhio: https://variety.com/2020/film/reviews/the-social-dilemma-review-1203487761/