Quella di Silvia Aisha Romano è una storia che qualsiasi giornalista vorrebbe scrivere, il colpo di scena del suo rientro ha senza dubbio scoperchiato un tombino, e abbiamo tutti delle domande, delle considerazioni, dei pareri. Ovviamente la stampa di destra si è ignobilmente gettata sull’osso, mentre quella governativa ha scelto il silenzio: il Tg2 di oggi ne ha parlato solo incidentalmente.
Personalmente non sono così impressionato dalla sua conversione: sarà che ho visto Homeland da bambino, ma non mi sembra così improbabile. Così come non sono turbato dall’idea che io possa aver contribuito a pagare il suo riscatto: l’idea di un essere umano imprigionato senza motivo mi fa orrore, e sono ben contento se sono stati usati soldi miei. Naturalmente ho anche delle altre opinioni, per esempio su un certo genere di volontariato e chi lo pratica, ma questo non è il momento. Questo è il momento di festeggiare. Però ovviamente anche io ho alcune domande per Aisha. Domande dettate da sincera curiosità per una vicenda che così mi spiego poco, ma che lei potrebbe aiutarmi a capire.
Cosa le rimane di questa difficile esperienza?
Voleva davvero tornare in Italia, o è stata rapita di nuovo?
Qual’è stata la reazione dei suoi sequestratori alla sua conversione? Lei prima era cattolica?
Come si è evoluta, se si è evoluta, la relazione coi suoi rapitori nel corso di questi 18 mesi?
Quali sono i suoi progetti futuri?