Franceschini di nuovo ministro, la Borgonzoni sottosegretaria: diciamo che il 2021 non sarà l’Anno Italiano della Cultura. Da un lato si può capire, l’intero paese è in ginocchio e la cultura sembra l’ultimo dei problemi (infatti nessun politico ha obiettato alla nomina della Borgonzoni, ignorante dichiarata e fiera). Dall’altro ci sono generici proclami sinistreschi (“La cultura ci salverà”) e interi settori (i concerti piccoli e medi, i club, il teatro di ricerca, ecc.) che stanno scomparendo. Poi c’è Muti, che suggerisce di cogliere l’occasione per fondare nuove orchestre (a nostre spese, ovviamente, come tutte le altre). Tutti chiedono ristori, sussidi, sovvenzioni, e hanno tutti ragione: in un paese normale sarebbe normale aiutare queste persone – e perfino fondare nuove orchestre.
Purtroppo però so già come andranno le cose, e dove andranno i soldi: dove sono sempre andati. Quindi sicuramente chi è stato sovvenzionato in passato (la lista è sul sito del Mibac) sarà aiutato in futuro, e probabilmente si seguirà il consiglio di Muti – giustamente: quello dei musicisti è un settore duramente colpito dal Covid, in tutto il mondo. E noi altri?
Come ho scritto di recente su Rumore, noi dovremo organizzarci come abbiamo sempre fatto, e cercare luoghi, soluzioni e piani economici che possano coprire le nostre spese, quelle dei nostri collaboratori, e farci mettere via due soldi per l’inverno. Bisogna ricominciare a immaginare spazi straordinari, occupati o pubblici (come l’ex cinema Arti a Milano, occupato l’altroieri da “studenti e lavoratori dello spettacolo insieme”) per praticare un’economia parallela dove alcune regole sono sospese – com’è sempre stato nel caso dei Centri Sociali. Sospese in nome di un’emergenza che non è nuova: il disinteresse delle istituzioni, che liquidano la questione come “intrattenimento” (è il caso delle discoteche, che ormai non nomina più nessuno e molte delle quali già non esistono più). E non si può lasciare che il settore venga abbandonato al Darwinismo commerciale, benché in gran parte sarà così. Bisognerà tornare a pensare a soluzioni creative, com’è stato negli anni ’90 durante la stagione dei Rave e dei Centri Sociali. Perché oggi a quella crisi si aggiunge il Covid, e la risposta della politica italiana al nostro dolore è Lucia Borgonzoni.