All’inizio della mia esperienza online (1997) la rete era molto diversa, più piccola e navigabile ma soprattutto era nuova per tutti (tranne per pochi super-nerd). L’esplorazione di questo nuovo mondo era esilarante e per molti versi sconvolgente, e coinvolgeva non solo la mente ma anche il corpo. Una delle sfere toccate da questa tecnologia era quella della sessualità. Certo, guardare i porno, ma anche (e direi soprattutto) sperimentarne le applicazioni sessuali – e talvolta affettive. Naturalmente in quegli anni inizia anche il fenomeno, oggi comune, di “coppie nate in rete”. Ma io ricordo bene che in molti (tra cui anche io) piegavano gli strumenti del digitale per ottenerne gratificazione sessuale (e perfino affettiva) fine a se stessa, non propedeutica al matrimonio. Da Usenet a Yahoo! (che ospitava “gruppi di interesse” di ogni genere), da Skype all’innocua email, IRC, Myspace, Second Life: la rete era un luogo intensamente sessuato.
Anche per un ottimo motivo: grazie all’anonimato (allora quasi certo) e al filtro del medium, molte donne (anche sposate) potevano esplorare aspetti della comunicazione sessuale senza doverne vivere le conseguenze sociali. Quindi IRC era il medium perfetto per approcciare un uomo, perfino con delle modalità e un linguaggio tipicamente maschili. Inoltre la rete era il posto dove maschi e femmine di qualsiasi orientamento potevano assaggiare forme di comportamento sessuale magari insolite ma che rientravano tra le loro fantasie. Fantasie talvolta molto estreme completamente vissute attraverso gli strumenti di Internet.
Ma in generale la rete era un posto più sporcaccione, forse anche perché eravamo una minoranza. Certo, esistevano forme di molestia sessista, ma era una molestia mediata, alla quale si poteva rispondere in modo orizzontale e reciproco: nelle chat nessuno strilla più forte. Nel frattempo si comunicava, ci si mandavano foto e poi video (brevissimi), torride session su Skype tra sconosciuti, messaggi zozzi, email NSFW. Tutte cose oggi impensabili: se mando una mia foto, so che quella foto potrebbe diventare pubblica (anche contro la volontà della destinataria), quando accendo la webcam non so esattamente quanti siamo. Insomma magari eravamo più incoscienti (anche se le foto che ho ricevuto le ho sempre conservate in una cassaforte digitale criptata e offline) ma mi manca un po’ quella dimensione zozzona, tipo ricevere e spedire posta esplicita osando pensare che la rete sia un luogo altro, dove si applicano regole diverse (un’idea obsoleta). Oggi online siamo sempre noi stessi e usiamo le stesse regole che useremmo in ufficio. Secondo me ci perdiamo qualcosa.