È domenica e siamo in agosto, quindi ho tempo di scrivere un post su un tema a cui penso da un po’, utile anche a capire come mai a volte sono netto nei miei giudizi musicali e snobbo certi artisti molto popolari anche tra gli ascoltatori più sofisticati. Perdonate l’autobiografismo.
Da quando ho iniziato a scegliere la musica che volevo ascoltare (da piccolissimo, mi dicono che una delle mie prime parole sia stata dicchi, cioè dischi) l’ho sempre scelta in base a un singolo parametro: la musica e l’effetto che mi faceva. Poi sono cresciuto e ho imparato a ascoltare anche i testi, apprezzandone moltissimi ma sempre solo se la musica era altrettanto interessante. Due esempi: dei Pink Floyd (la prima band di cui sono stato fan, tredicenne) amavo molto la musica, ma quando sono stato in grado di comprendere il testo di Time (da The Dark Side of the Moon, 1973) al piacere dell’ascolto si è aggiunto quello di un testo metricamente ben fatto e di una profondità sconcertante (per me teenager). Ma se fossero state le parole di una romanza cantata da Bocelli non avrebbe funzionato altrettanto bene: innanzitutto la musica.
Ho scoperto Bob Dylan ben prima di conoscere l’inglese, e le sue canzoni sono state un’ottima motivazione per impararlo (come quasi tutti i miei coetanei possedevo questo preziosissimo libro). Ma anche in questo caso il primo gancio fu la musica – e la musicalità: uno dei molti grandissimi contributi del primo Dylan fu la creazione di un “fraseggio” del testo (phrasing) che all’epoca era nuovo ma che oggi è lo standard. Certo, Dylan è un grande autore di parole ma senza quella musica semplice, sublime e melodicamente micidiale non avrebbero funzionato altrettanto bene. Quando qualcuno fece notare a Dylan che l’importante erano i suoi testi, che lui era un poeta e non un “semplice musicista”, la sua reazione fu letale: “E allora come mai esistono interi album di versioni strumentali delle mie canzoni?”
Quindi quando ascolto qualcosa di nuovo il mio unico parametro è la musica. Questo vale per tutti, da Fabrizio a Franco, da Rino a Bruce, da Damiano a Nick passando per Leonard e Vinicio: li ascolto innanzitutto come se fossero autori strumentali; se la musica mi convince poi ascolto anche le parole.**
*Famosissima e sacrosanta citazione di Frank Zappa: “Information is not knowledge. Knowledge is not wisdom. Wisdom is not truth. Truth is not beauty. Beauty is not love. Love is not music. Music is the best”.
** Ecco come mai ascolto Battisti pur detestando Mogol.
Grazie per non farmi sentire solo. Quando se ne andò e mi chiesero cosa ne pensassi, dissi che Battisti era uno dei più notevoli musicisti “pop” italiani di sempre (fino ad allora, almeno). Lo penso anche di Gaetano, tra l’altro. Alcuni, conoscendo i miei ascolti (Zappa, per dirne uno), mi presero per pazzo o addirittura per bugiardo. Insomma, per uno che dice una cosa e il suo contrario per compiacere gli astanti. Non avevano mai ascoltato la musica di Battisti, figuriamoci degli altri.