Gentile Madame,
sono un suo anziano ascoltatore il quale, pur non essendo esattamente nel suo target, segue attentamente e apprezza il suo lavoro – originale, personalissimo e di rara efficacia. Ieri ho sentito in Tv un’intervista nella quale spiegava il concetto dietro al suo ultimo album Amore, rivelando un dettaglio che me la rende ancora più cara: queste canzoni sono scritte attraverso “personaggi”, cioè immedesimandosi in soggetti diversi da lei. Una tecnica che mi piace molto, utilizzata da alcuni dei miei autori preferiti. Tra i vari caratteri da lei trattati c’è anche, parole sue, una “ninfomane” (il brano si intitola Nimpha). Ho il dovere di informarla che questo è un termine terribile, utilizzato in passato per patologizzare il desiderio femminile e oggi finalmente in disuso. L’indizio principale è come sempre linguistico: tutte le parole che non hanno un corrispettivo maschile dovrebbero insospettirla. Oggi semmai si parla di Ipersessualità (come spiega bene anche Wikipedia). Quindi, nell’augurarle sinceramente di ottenere tutto quello che desidera, le consiglio di esplorare a fondo il significato delle parole che usa – come d’altronde fa magistralmente nelle sue canzoni. Non si tratta di affermare un linguaggio politicamente corretto bensì di epurare la lingua italiana da termini inutili e dannosi come troia o ninfomane.