Il G8 attualmente in corso in Scozia è stato sconvolto (come molti di noi, tra cui il sottoscritto che oltretutto usa abitualmente i mezzi pubblici) dalle notizie sugli attentati di Londra. Pare che queste bombe siano da collegarsi direttamente al meeting, il che non sorprende: nel linguaggio del terrore questo è un messaggio chiarissimo – e odioso, anche perché colpisce gente indifesa, a caso.
Purtroppo però non è stata l’unica manifestazione di linguaggio inaccettabile che s’è sentita in questi giorni; giusto ieri il G8 ha deciso di non ridurre le tasse doganali sui prodotti industriali dei paesi poveri, che contavano su questa sospensione più ancora che sull’eliminazione del debito. Si tratterebbe infatti di una via di sviluppo autonoma che consentirebbe loro di essere competitivi nell’unico mercato finora esistente al mondo: il nostro (quello dei paesi ricchi). Da soli, questi dazi hanno certamente provocato molte più vittime dell’11 settembre.
Certamente i due fatti non sono direttamente correlati. Ma finché si tiene la gran parte del mondo in una condizione di subalternità economica (sfruttandone le risorse a nostro vantaggio) temo che il terrorismo non possa che prosperare. Finché non si prende atto che al mondo ci sono miliardi di persone che non hanno letteralmente niente, e quindi niente da perdere, dovremo convivere con le bombe e l’odio. Si tratta certamente di una questione etica e morale, ma ormai anche egoistica: vuol dire vivere meglio, dormire più tranquilli e prendere la metropolitana con la ragionevole certezza di arrivare, oltre che potersi guardare allo specchio senza vergogna. (Qui trovate un commento di Roberto Meregalli di Rete Lilliput con alcuni dati interessanti)