Dalla presentazione di una conferenza che vado a fare a Bolzano a fine mese:
La musica, si sa, ha un valore d’uso profondamente diverso dalle altre arti. Al supermercato non si usa poesia di sottofondo, bensì della musica. Idem nelle previsioni del tempo. Le coppie raramente hanno un loro spettacolo teatrale, un quadro o un film; quasi sempre invece hanno una loro canzone. Basta confrontare i biglietti venduti dalle discoteche e dalle gipsoteche per rendersi conto che non è solo una questione di moda o generazione: la musica oggi è importantissima, sia come Arte che come semilavorato d’uso (cruciale, per esempio, nella pubblicità). Anche per questa ragione i diritti economici legati alla musica sono molti e molto articolati; riguardano infatti tutte le varie possibili destinazioni, riproduzioni, versioni, sfruttamenti – oltre a tutelare il diritto morale degli autori. Questa regolamentazione, creata nell’800 e via via adeguata alle varie rivoluzioni tecnologiche (anche epocali, come la riproduzione), è entrata in crisi con quella digitale all’inizio degli anni ’80, e oggi – alla luce delle reti come il web – sta creando una situazione paradossale e pericolosa…
Insomma la legge è sempre uguale (per molti, ma non per tutti), mentre intorno il mondo cambia.