Ho sempre notato Francesco Storace; a differenza dei suoi compagni di partito non ha mai smesso di essere com’è sempre stato: un bel fascista ripieno, coatto e fiero, che pare sempre avere dei residui di pasta incagliati tra i denti. Come si sa è stato trombato alle elezioni per la presidenza del Lazio, superato da uno dei candidati meno memorabili della storia della memoria, Piero Marrazzo, figlio depotenziato del supertamarro Joe, grande giornalista Rai molto califanesco degli anni ’70. Insomma una débacle per Storace, in una regione che ha tanti pregi ma anche tanta gente di destra. Si sarà intristito? La sua carriera politica ne soffrirà?
Manco per niente: l’hanno appena nominato Ministro della Salute, responsabile proprio del settore nel quale chi vive nel Lazio dice che abbia fallito. Un autogol di Berluzco? Secondo me no, e questo è il brutto. Alla fine non gliene fotterà niente a nessuno, i cittadini del Lazio non si sentiranno offesi (benché l’abbiano appena mandato a casa), qualcuno protesterà ma non più di tanto e presto la questione sarà dimenticata.
Purtroppo è anche l’ennesima conferma di una regola tremenda ma sempre vera: si cambia solo in peggio, l’entropia regna sovrana. Si poteva immaginare uno peggiore di Sirchia alla Sanità? Certo: Storace. Ecco perché ho gioito alla riconferma di Calderoli. Sento che dietro a lui c’è qualcuno più brutto e impensabile pronto a sostituirlo, uno davanti al quale sussurreremo: in fondo però Calderoli…