Oggi pomeriggio m’è risuccessa una cosa che non mi succedeva da un po’: qualcuno s’è meravigliato che questo blog sia in italiano, sebbene io parli anche l’inglese. Questo commento mi ha fatto riflettere su due cose. Innanzitutto che se è certamente bellissimo avere una lingua comune con cui capirsi (come sono state il latino e il francese nel passato), il fatto che sia l’inglese ha un effetto collaterale negativo: induce l’anglocentrismo, cioè l’idea che chi è madrelingua inglese non debba conoscere nessuna altra lingua e che ovunque, tutti debbano parlarlo ed esprimercisi (altrimenti non vale).
La seconda riflessione è più personale. Come molti sanno uno dei miei exploit meglio riusciti è stata RadioGladio, la canzone in inglese che raccontava l’operazione Gladio ai suoi finanziatori inconsapevoli, e cioè gli americani. Ovviamente mi sono posto il problema se continuare in inglese o meno; ma mi sembrava chiaro (allora come oggi) che, mentre RadioGladio si rivolgeva esplicitamente all’America dall’Italia, il mio posto è questo e questa la realtà a cui mi riferisco – nei miei articoli (non tutti; alcuni sono in inglese), nelle mie canzoni (ne ho fatta pure una in cinese) e anche qui.