Il grande applauso della settimana della moda (un evento importante per Milano – il che vi dice com’è conciata male questa città) va al collettivo Chainworkers per l’operazione Serpica Naro, una ottima idea (una falsa giovane stilista, anagramma di San Precario, fatta includere nel calendario delle sfilate milanesi) davvero ben realizzata: ecco il pdf degli autori – zip, 4mb – con tutti i dettagli, e il falso sito della Settimana della Moda. Ne parla anche Repubblica.
Questa encomiabile azione ai confini tra arte e politica (realizzata con una notevole maestria e sublime amore per i dettagli) mette in evidenza molte questioni, alcune palesi altre meno. Tra le prime ribadisce la bontà di un’idea che circola già da anni, e cioè che la moda giovane è spesso una presa per il culo, che non esistono criteri valutativi assoluti e che il “Sistema Moda” è perlopiù vapore. Conferma inoltre la fase di buona salute dei movimenti milanesi (anche grazie agli strumenti della rete), e la giustezza dei temi affrontati: la precarietà, la vita in città, i processi creativi, i sistemi chiusi, la comunicazione orizzontale – tra gli altri.
Ma soprattutto (forse perfino a parziale insaputa degli ideatori) Serpica Naro ripropone un tema antico quanto lo Stilismo street, e cioè che la strada dètta e lo stilista prende nota, e non viceversa – soprattutto tra i più giovani. La Camera della Moda ha accettato di includerla in base alla bellezza del suo Book, alla interessante biografia personale (“Residente a Tokyo, la giovane designer anglonipponica si e’ grintosamente affermata allargando i confini del fashion design…”), insomma per via di un buon falso. Realizzato in una sola settimana, questo personaggio è riuscito dove altri hanno fallito: ha suscitato interesse. Come mai? Perché quello che lo sfiancato fashion system impiega mesi a prendere dalla strada, la strada lo produce – ridendo e scherzando – in poche ore. Quindi Serpica, se non fosse stata una brava persona con dei sani princìpi, avrebbe semplicemente potuto andare avanti, diventando la nuova Dolce Gabbana, la prossima Miuccia Versace Diesel. Insomma proseguire nella beffa – proprio come fanno, da anni e con profitto, una bella fetta degli alfieri del Made in Italy. Occhio al sito di Serpica, perché la cosa non finisce qui.