Si dice in giro (tra l’altro anche qui, ovviamente) che Gmail, il nuovo servizio di posta di Google, sia un po’ impiccione. Lui ammette di leggere automaticamente la posta per inviare ai suoi utenti pubblicità rilevante; lo dice la sua pagina sulla privacy. Il problema è che ovviamente legge anche la mia (per esempio quella frequentemente inclusa nei reply, se non direttamente la posta in arrivo), e questo non va. Poi, volendo, potrebbe utilizzare queste informazioni in qualche modo. In qualsiasi modo: io non ho firmato qualcosa, e nemmeno cliccato “io accetto” da qualche parte – a differenza dei suoi utenti. Quindi sono alla sua totale mercè, a meno che non si implichi che inviare una email ad un indirizzo @gmail significhi accettare implicitamente il loro contratto di servizio. Perché Google mi fa questo?
Non mi piace, e nun ce vojo stà. Quindi ho deciso che non invierò posta ad indirizzi Gmail; se volete scrivermi siete sempre i benvenuti, e rispondo sempre con piacere – tranne in questo caso (oppure se mi scrivete: “CARTIER PIAGET – Expensive Look Not Expensive Price”).