Nemmeno sono state presentate in Italia (il 16 dicembre a Torino, unico musicista invitato a parlare è stato il francese Dominique, del gruppo “free rock” Godon, argomento “CCPL and Free Rock”), e già le nuove licenze Creative Commons affrontano difficoltà, tant’è che un’ipotesi da giuristi (questo e poco più sono le licenze CC al momento, almeno in Europa) è che non siano compatibili nemmeno col bollino Siae (figurarsi con un anche moderato successo). Mentre pare che quella di Anomolo, per quanto radicale, lo sia (almeno con la Siae, cioè col No Siae, altro scoglio complesso). La speranza è che se ne venga a capo (una questione molto politica e poco avvocatesca) e che queste inizino a funzionare legalmente pure in Italia. Non tanto per amore di Creative Commons, che s’è rivelata un’americanata da ricchi* (o da homeless), quanto per aprire la strada ad una “nuova” idea (nota ad alcuni almeno da vent’anni) e cioè che il © vada modulato, che si usi se serve, ma mai troppo e sempre con giudizio. Purtroppo le strade veramente praticabili (soprattutto al di fuori della musica “rock”, dal giro dei concerti, ecc.) sono ancora poche.
* E c’è anche un concorso per i migliori remix CC. Encomiabile, se non cadesse tutto un po’ dall’alto; già, perché il “premio” è essere pubblicati su un CD: “I migliori 11 vincono un posto nella release Creative Commons THE WIRED CD: Ripped. Sampled. Mashed. Shared.” Scusate, ma per me il campionamento è spesso anche un omaggio, e non mi metto certo a campionare David Byrne nella speranza di essere tra i migliori undici e “vincere” una pubblicazione, in special modo nel 2004. Suona un po’ come quei concorsi rock micidiali di qualche anno fà, in cui il premio finale era “un contratto con una grande casa discografica nazionale”, cioè un pacco. Tanto se sei Amon Tobin qualcuno se ne accorge lo stesso, e a chi si compera THE WIRED CD della musica che c’è dentro non gliene fotte (quasi) niente.