Come dico spesso, noi sognamo le tecnologie e poi quelle si avverano. Alle persone perplesse di fronte a questa teoria spiego che intendo un sognare collettivo, un “grande desiderio simultaneo” com’è stato per la tecnologia digitale nella realizzazione di musica (ormai alla portata di tutti) o per la rete di computer grazie alla quale leggete questo blog. (Ovviamente ci sono tecnologie che non vengono desiderate altrettanto forte: una telecom italiana, per esempio, sta offrendo proprio in questi giorni, nel disinteresse generale, contratti per la videotelefonia fissa che pure è stata una delle grandi promesse della fantascienza: ricordate 2001 odissea nello spazio?)
Ma il discorso può anche essere più sofisticato. L’altra sera m’ha scritto Armando Adolgiso, uno con cui la sintonia su queste questioni è forte. L’ho conosciuto vent’anni fa ed ho subito capito che pensava bene. Era inesorabilmente logico, completamente privo di scrupoli in un senso burroughsiano (cioè pieno di etica ma un’etica dei cattivi sentimenti, la migliore), assai sveglio e sempre, comunque altrove. Quando si incontra qualcuno più grande si tende a prenderlo come modello, un comportamento che Adolgiso certamente deplora, che non incoraggiava allora e direi neppure adesso. Però su una cosa l’ho sempre avuto come esempio. Armando è un grande teorico, praticante e testimonial dell’assenza, l’altrove (quando l’ho conosciuto era un suo stato permanente, quantomeno di giorno), la sottrazione. Un’arte che poi ho imparato anch’io, ma mai ai livelli di Adolgiso – che ha lungamente teorizzato la pecetta bianca sul citofono.
Gli ho segnalato questa pagina e m’ha risposto: “Leggerò spesso in futuro sul tuo blog, così vengo a sapere che cosa pensi, fai, etc., senza correre il rischio d’incontrarti. Aldilà di mie battutine fesse, è proprio vero che Internet realizza quello che da sempre, fin da adolescente, nei rapporti con gli altri, è stato il mio sogno: partecipare senza esserci. Non vedrò il tempo in cui alle feste si potrà mandare un proprio tridimensionale e sensibile avatar, peccato, sarebbe interessante anche nell’erotismo. Insomma, praticare presenza pur assente è una delle ragioni per cui mi è venuto naturale apprendere, quando avevo già poco meno di 50 anni – mo’ 64 -, sia pure in modesta misura, con rapidità e facilità l’uso tecnico della comunicazione elettronica. Del resto, mi capita con tutta la tecnologia, la capisco molto di più di aureolate tesi o teorie umanistiche e altri ‘mpicci.”
Parole che condivido senza riserve, dette da uno che se ne intende; ecco come parla di quello che fa: “Tutte le mie operazioni – letterarie, sonore, visive, teatrali – hanno per set il senza.” (creativi, prendete nota)
Di Armando non dovreste perdervi il sito adolgiso.it (per sapere cosa fà, e molto altro ancora, senza fargli correre il rischio di incontrarvi), e comperare almeno uno dei suoi libri (che vanno cercati con ardore ma ne vale la pena), per esempio Film senza film (disponibile gratuitamente in pdf), oppure lo strepitoso il Resto è silenzio, “una serie di presentazioni, prefazioni, premesse, etc. a cui mai segue l’oggetto presentato.” (li trovate tutti elencati qui).
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