Mi succede una cosa bizzarra, cinematica, inquietante e certamente portatrice di una lezione, almeno per me. Come sapete oggi molto si sta muovendo intorno alle questioni riguardanti il copyright. Finalmente: sono anni che alcuni di noi vanno ripetendo che questa è una questione centrale e fa piacere che lo diventi anche per molti altri. E’ naturale anche che con l’allargarsi del dibattito aumentino anche i punti di vista divergenti: si chiama appunto dibattito ed è quasi sempre utile. Qualche settimana fa mi sono iscritto ad una delle moltissime mailing list (non moderata) sull’argomento. L’ho fatto per le solite ragioni: imparare qualcosa, confrontarmi con punti di vista diversi, dare una mano se serve, discutere – magari animatamente ma sempre con l’idea di rendere il mondo migliore, tirarsi insieme. Uno degli episodi di cui si è parlato riguardava un’azione di disobbedienza che m’è sembrata una sciocchezza da guaglioni. L’ho detto (col mio solito linguaggio, magari punk ma raramente inarticolato e abitualmente comprensibile), ne ho perfino discusso con l’interessato (fino almeno a chiarire i rispettivi punti di vista) e tutto sembrava a posto quando uno dei partecipanti alla lista (poi qualificatosi come “il presidente”) ha iniziato una forma di mobbing digitale nei miei confronti, attaccando tutti i miei post anche di argomento diverso, mandandomi email personali (alle quali ho pure risposto, ma senza riuscire a farmi capire), minacciandomi di querela e “di fare conoscere a tutti gli attivisti (?) la tua (cioè la mia) maleducazione”. Assomigliava così tanto ad un film dell’orrore con Renato Brunetta come protagonista che alla fine m’ha turbato: la troppa violenza gratuita mi mette a disagio perfino in tv, figurarsi se rivolta a me.
Ho subito abbandonato quella lista e semmai dovessi incontrare di persona questo assassino di opinioni altrui cambio subito marciapiede. La lezione? Quello del copyright è un cambiamento che riguarda tutti quanti, non solo chi produce contenuti: è una rivoluzione. E’ quindi naturale che “tutti” partecipino, incluse persone con cui sei in totale disaccordo sul resto, che usano metodi per te inconcepibili, hanno un linguaggio che ti pare sgradevole e una mentalità sideralmente distante dalla tua. Voglio cambiare il mondo? Ci provo. Ma per me il percorso è importante quanto l’obiettivo. Voglio farlo con persone così? Manco morto: forse sulla questione siamo d’accordo. ma è certamente un caso: magari anche Amin Dada era per un copyright migliore. Sempre viva tutti, ma viva di più i miei simili.