Scrivo questo post sapendo che per qualcuno è ovvio. Lo è anche per me. Siccome però non sembrerebbe esserlo per una fetta rilevante dei miei contatti su Facebook, forse vale la pena di spiegare come la penso. La prendo larga, scusate.
Quando, dopo l11 settembre 2001, la Difesa Americana inventa il concetto di enemy combatant, cioè nemico combattente che non appartiene a un esercito regolare, lo fa per un motivo ben preciso: poter evitare di dover applicare ai prigionieri la Convenzione di Ginevra. Firmata nel ’29 e poi emendata nel ’49, questa include la famosa Convenzione sul trattamento dei prigionieri di guerra, che impone regole precise per il trattamento dei nemici fatti prigionieri. Gli USA giustificarono questa scelta con un argomento assai semplice: “Gli attentati dell’11/9 sono stati un fatto troppo grave, e in questi casi le regole saltano.” Per inciso, lo stesso tipo di provvedimento, nella fattispecie “La restrizione dei diritti umani”, è indicato oggi da Theresa May come indispensabile nella lotta al terrorismo.
Sono argomentazioni che fanno rabbrividire, per un motivo assai ovvio: queste regole servono quasi esclusivamente in casi nei quali è difficile applicarle. Voi ed io godiamo pienamente dei nostri diritti umani, e guai a chi ce li tocca. Ma, per dire, i capi Nazisti avevano diritti umani? Il processo di Norimberga sembrerebbe suggerire di sì. Oggi la domanda è la stessa: Al Qaeda, i Talebani, i pedofili, i torturatori di gattini, i boss mafiosi, gli scafisti e secondo alcuni anche i ladruncoli e i Rom, hanno dei diritti umani? O siccome sono cattivi glieli togliamo? Perché il concetto di diritti umani è stato inventato proprio per tutelare tutti gli umani, stabilendo degli standard sotto i quali non si può andare mai – nemmeno coi pedomolestatori di gattini nazisti. Se iniziamo a dire “Tu sì, tu no” è un problema.
Tra i diritti umani c’è anche quello di poter morire in santa pace. E questo diritto si applica a tutti, perfino a gente che invece ha fatto morire male migliaia di persone, e stravolto legioni di familiari, figli, fratelli. Se Riina morisse male, cosa che gli augurano in molti, sarebbe una sconfitta terribile. Non solo perché si applicherebbe una logica mafiosa alla sorte di un individuo detenuto dallo Stato, ma perché si legittimerebbe l’idea che i diritti umani si applicano soltanto a quelli che si comportano bene – e questo sarebbe un mondo perfino più di merda.
aderisco a pelle d’ asino e copieincollo le parole dell’ avvocato orlando a commento della sentenza: ” non è una questione di umanità o di pietas, ma di legalità della pena: se impedisci ad un detenuto di curarsi, la pena detentiva si trasforma in pena corporale (che è vietata) se non addittura in pena di morte (che il nostro ordinamento non contempla).”