Alcune cose mi colpiscono della vicenda della testata di Ostia (un “criminale locale” ha dato una testata sul naso a un giornalista che gli faceva domande sulla sua presunta simpatia per l’estrema destra). Innanzitutto che uno così fosse ancora in circolazione: “secondo i pm, il video in cui Roberto Spada colpisce il giornalista Piervincenzi mostra chiaramente alcune modalità tipiche del controllo del territorio e dell’intimidazione, tipiche della criminalità organizzata di stampo mafioso. (da Repubblica)” E se lo sapeva Piervincenzi, è facile che fosse cosa nota. Poi mi colpisce un pochino Piervincenzi medesimo, e questa idea un po’ bizzarra di giornalismo. Mi chiedo: lui era davvero lì per conoscere l’opinione di Roberto Spada, o forse era andato a filmarne la reazione? Nel primo caso mi pare fatica sprecata, perfino a me che non me ne intendo (ma che qualche chilometro a piedi l’ho fatto). Nel secondo invece mi sento di disapprovare questo tipo di giornalismo, duramente. Non vedo l’intento di capire, di informare, bensì quello di provocare, di ottenere una reazione. E non escluderei, nel caso in cui mi trovassi in una situazione analoga (come quelle che vediamo a palate in televisione, specialmente in Italia dove i “parenti delle vittime” sono un genere a se) di avere una reazione analoga. Magari non la capata in faccia, che ha comunque sempre una sua eleganza, ma due sberle magari si. Possibilmente non a favore di telecamera: a differenza di Spada vorrei farla franca.