La triste vicenda (con polemica) della playlist di Calcutta ha due pieghe, una amara e una amarissima. La prima mi sembra ovvia: Calcutta ha fatto benissimo a prendersi 5.000 euro per confezionare una (pare bella) playlist di 18 pezzi (senza neanche dover andare a premere play), se ha trovato qualcuno così spendaccione da darglieli. Ne esce meno bene il comune di Bologna, lo spendaccione in questione.
Che si difende (e qui viene l’amarissimo): i 5.000 euro sono “comprensivi anche della promozione del Capodanno bolognese sui suoi canali social, spiega l’assessore Bruna Gambarelli.” Una frase molto rivelatoria. Il Comune di Bologna, potenza numero 1 nel campo della pubblicità a Bologna (affissioni, tram, spazi nei media locali, ecc.), vuole raggiungere i giovani, questo esotico gruppo sociale così inafferrabile, il quale giustamente ha smesso di ascoltarlo da un po’. Per catturare la sua attenzione, ha pensato bene di raggiungerlo attraverso i canali social di Calcutta.
Finché dura questa mentalità, i giovani fanno benissimo a non comunicare, a guardare lo smartphone, a farsi i cazzi propri, tenendosi alla larga dal Comune di Bologna e la sua goffa assessora. Come sa benissimo qualsiasi giovane, per parlargli non servono strategie particolari, linguaggi ridicoli, ammiccamenti fessi o accostamenti a gente cool come Calcutta. Basta rivolgersi loro con rispetto, senza paternalismo, senza adultismo, senza “ai miei tempi”, senza “beata gioventù”, senza “senti, ma tu che sei giovane…”. Eh, lo so che è difficile, ve l’avevo detto che era amarissimo.
Beh, un dolcissimo 18 a tutti.