Dato che mi sembra di notare una certa confusione linguistica, vorrei tentare di fare chiarezza su dei termini spesso usati in modo impreciso.
Il Reddito di Cittadinanza è un’idea quasi utopistica, ma sempre meno. E’ un concetto legato all’inevitabile fine del lavoro, quello della Rivoluzione Industriale, all’avvento dell’automazione e delle connessioni digitali diffuse. E’ un argomento affascinante che riguarda un futuro lontano, c’è chi dice addirittura 150 anni. Allora, dicono, ognuno di noi potrà fare quello che meglio crede, incassando ogni mese uno stipendio di cittadino – appunto un Reddito di Cittadinanza. Che riguarda tutti: Agnelli, Berlusconi, me e te – in quanto cittadini italiani.
Il Sussidio di Disoccupazione (SdD), che è quello che propone il Movimento 5 Stelle (chiamandolo in vari modi e generando confusione), esiste in molte parti del mondo e funziona più o meno sempre allo stesso modo: se perdi il lavoro (dopo un periodo variabile da sei mesi, in certi paesi, a alcuni anni), percepisci il SdD, talvolta calcolato sul tuo ultimo stipendio. In questo periodo (che in alcuni paesi è lungo, in altri più breve) ti vengono proposti dei lavori (dall’ufficio di collocamento). Se ne rifiuti uno, o in alcuni casi due o tre, il SdD viene sospeso. E’ un provvedimento assai sano, e diffusissimo nel mondo. Il vero problema italiano però è la mancanza di lavoro, e mi pare difficile immaginare una legge che dia il SdD a chi non ha mai lavorato. Sarebbe più utile usare quei soldi per creare occupazione, così poi, se uno dovesse perderla, avrebbe diritto al SdD. Credo che una qualche forma di sussidio esista anche in Italia, se perdi il lavoro dopo un certo periodo. Forse è poco, magari dura poco, non lo so.
Il Sussidio ai Giovani è un provvedimento pure diffuso, in varie forme. Talvolta è legato a un percorso formativo, tipo borsa di studio. Oppure all’imprenditoria: ti aiuto a far partire la tua azienda (in vari modi: finanziamenti agevolati, o addirittura a fondo perduto, sconti sulle tasse, spazi gratis, ecc.). In alcuni paesi le giovani famiglie percepiscono un sussidio che consente loro di riprodursi con tranquillità; spesso sono consentiti lunghi periodi di maternità/paternità retribuiti dallo stato (e con congelamento del posto di lavoro).
Misure, queste ultime, che prevedono un mercato del lavoro effettivamente esistente e sostenibile, dove non solo si possa trovare qualcosa da fare, ma si possa decidere di cambiare posto, cambiare settore, prendersi una pausa (retribuita) o perfino viaggiare. Un mercato nel quale si può decidere di fare carriera e lavorare 60 ore a settimana, o scegliere un part-time di 21 ore e pensare che il centro della propria vita sia un altro. In questo scenario servono i sussidi. Ma prima?
(Aggiornamento: scopro che la proposta del M5S “prevede un sostegno economico variabile a seconda della composizione del nucleo familiare e dal reddito già percepito” fino a 780 euro, o di più nel caso di coppie con figli. Questo si chiama Sostegno alla Povertà, ed è urgente e giustissimo. Ma non risolve il problema della disoccupazione, e non si chiama Reddito di Cittadinanza nemmeno in senso vaghissimamente lato. Capisco però che chi ha reddito zero, in questo modo viene aiutato – a sopravvivere, a tirare a campare, a rassegnarsi, che in fondo 780 se vivo con mammà mi bastano.)