Una delle differenze lampanti tra i politici della mia gioventù (pre-tangentopoli, o prima Repubblica) e i successivi è il loro rapporto con l’ignoranza. Naturalmente l’ignoranza rimane una costante, tranne in rari casi. Quello che cambia è la funzione. Tra i vecchi democristiani c’erano deputati ignorantissimi, e impresentabili. Infatti non li presentavano: li facevano eleggere e poi li parcheggiavano in aula, per farli votare. All’epoca li chiamavano Peones e, se stimolati, davano risposte esilaranti. Ma i posti di comando erano strategicamente divisi tra gente scaltra e servi fedelissimi – tutti mediamente colti.
Poi è arrivata la seconda Repubblica, Berlusconi, Bossi e oggi Salvini e Di Maio. La prima differenza che salta agli occhi è che i Peones sono diventati visibilissimi, e ricoprono cariche pubbliche. Ma la differenza più importante è che l’ignoranza è diventata un metodo, una proposta politica, e per qualcuno una garanzia di onestà. Quando la Lega chiese di fare una legge sulle moschee, qualcuno dovette spiegargli che non si può fare una legge per una religione, che sarebbe discriminatorio. I leghisti non solo non lo sapevano, ma questo cavillo gli pareva irritante, incomprensibile. Magia dell’ignoranza. Quando Berlusconi giurò sulla testa dei suoi figli che era innocente, un gesto medievale e insensato, qualcuno dovette dirgli che la giustizia non funziona così, che servono delle prove, un processo, dei giudici. Scocciature burocratiche. Come quando si lamentò dell’esistenza del Parlamento, che a suo dire rallentava il governo. Una frase così la puoi dire soltanto se non sai niente della storia italiana del ‘900. Ma niente niente, nemmeno il Bignami.
Leggo sui giornali che l’altra sera da Vespa, Virginia Raggi è stata colta di sorpresa alla notizia che il Comune di Roma (che lei comanda) avrebbe intitolato una strada a Giorgio Almirante. Prima ha detto che avrebbe rispettato la volontà del Consiglio Comunale, ma poche ore dopo ha fatto marcia indietro. Credo che nel frattempo qualcuno le abbia spiegato chi era Almirante. L’ignoranza serve ai nuovi politici per fare gli stessi errori fatti in passato ma senza saperlo, con quella spavalderia cazzona che soltanto chi non sa niente di niente, e ne va fiero, può esprimere.
Molto vero. Come noti giustamente la cosa che dà davvvero fastidio è che l’ignoranza sia la proposta politica, o una specie di assicurazione sul non essere corrotti e quindi essere percepiti come “dalla parte del popolo” nell’odiata lotta contro le “elite” (eccedo in virgolette perchè la trovo una retorica falsissima, idiota e manipolativa some poche).