Finalmente ho una connessione internet senza l’incubo dei giga che finiscono, non velocissima ma accettabile, considerando dove mi trovo. Dopo sei settimane di navigazione coscienziosa, cioè andando online solo quando mi serve, le mie abitudini si sono lievemente modificate, e mi sono disabituato (lievemente) a certe dinamiche e modalità.
La verità è che Facebook mi ha davvero stufato. La gente dice di comunicare, e magari lo fa anche, ma (come nelle foto) sempre cercando di mostrare il lato migliore, o spiritoso, o buffo, o significativo, o moralmente rilevante – che purtroppo non tutti hanno. Io me lo ricordo quando ci si trovava in piazzetta: mica si passava il tempo a commemorare le vittime di sciagure, o a denunciare il degrado. Nella comunicazione social si perde tutto un livello, e quello che rimane è una rappresentazione delle persone, cioè il modo nel quale ci (e forse si) raccontano di essere. Operazione difficile: in un film sulla mia vita, chi sarebbe il protagonista migliore? Io o Leonardo Di Caprio? Lui ovviamente, perché il cinema non è la vita, bensì una sua rappresentazione. Facebook è lo stesso, per quasi tutti. E dopo un po’ che scrollo, e vedo gente sgomitare per affermare la propria ovvietà, con decine di ovvietà a commento, mi stufo. E mi pare un peccato, perché magari invece se non dovessimo sempre mostrare il lato migliore, magari ci staremmo anche simpatici e ci piacerebbe passare del tempo insieme. Ma se poi mi riempi la timeline di rappresentazioni frattali della tua ficaggine, di captatio benevolentia, di indignazione ovvia, di prediche ai convertiti e cani morti, mi viene l’insofferenza. Naturalmente lo facciamo tutti, o quasi: parrebbe essere il senso dei Social Media nel 201X. Però non è bello, e non giova a nessuno se non a Facebook medesima.
Quindi, mentre riprendo la mia navigazione incosciente, mi sa che Facebook lo lascio un po’ perdere. Mi piace ricordarvi come siete: spettinati, simpatici, allegri e sovrappeso.