C’è un aspetto del modo in cui governa il M5* che mi colpisce molto. Naturalmente non condivido molti dei loro punti programmatici, ma devo dire che sarebbe la prima volta, quindi nessuna sorpresa. Non mi colpisce neanche che stiano governando con una forza dichiaratamente di estrema destra: anche questo è già successo in passato. No, l’aspetto che mi colpisce è un altro.
Appena gli appartenenti del Movimento sono diventati Ministri, Viceministri, Sottosegretari, Sindaci, Assessori e perfino Portaborse, hanno tutti immediatamente immediatamente indossato questi ruoli nel pieno rispetto della tradizione politica italiana: scorte, autisti, codazzo di cortigiani, quel compiacimento evidente di fronte alla ressa di microfoni. Ingiaccati e incravattati, sfilano tronfi in televisione manco fossero i vecchi democristiani. E colpisce molto vedere il capo politico del M5*, che si dichiara anti-sistema, bearsi dell’attenzione di Bruno Vespa (che porta sul corpo tutti i segni della tragedia politica italiana, dal dopoguerra a oggi: una sorta di Sindone democristiana vivente), chiamare in diretta Fazio (come faceva Silvio), fare comunella con la D’Urso.
Avevo capito che col M5* cambiava tutto: facce nuove, gente giovane, una politica radicalmente innovativa – con la rete al centro delle comunicazioni. E invece ci ritroviamo col solito vecchio stile (se non fosse per le felpe di Salvini, la foto di questo governo sarebbe indistinguibile da quella dell’Andreotti III), la solita vecchia politica (io ti do il reddito di cittadinanza, tu mi dai la legittima difesa) e, invece di stare su Internet, sono tutti in fila da Vespa su Rai1. Una delusione, magari secondaria ma secondo me assai indicativa.