Siccome scrivere dei necrologi negativi non è signorile, colgo l’occasione del 90º compleanno di Ennio Morricone per raccontarvi il mio incontro col Maestro. Era l’inizio degli anni ’80, e cominciava proprio in quel periodo la “riscoperta” del suo repertorio cinematografico da parte degli intellettuali. Uno dei primi indizi fu la pubblicazione di The Big Gundown, album nel quale John Zorn, tra Noise e Free Jazz, rimaneggiava alcuni grandi classici morriconiani.
Bari, 1986. Sono al festival Time Zones, che quell’anno ospitava diversi progetti di John Zorn. Tra gli eventi era previsto un incontro con Morricone; l’aggancio era appunto The Big Gundown. Pubblico delle grandi occasioni, Zorn eccitatissimo, io abbastanza incuriosito. Arriva il Maestro, e si capisce subito che non ne vuole un cazzo; liquida i tributi musicali con una battuta acida, dichiara di aver scritto le colonne sonore con la mano sinistra, e che la sua arte si può apprezzare solo attraverso l’ascolto delle sue composizioni di Musica Contemporanea (amorevolmente raccolte nella tenerissima pagina Wikipedia Composizioni di Ennio Morricone). Negli anni ’60 Morricone è stato parte del gruppo Nuova Consonanza, del quale ricorda: “La musica che facevamo era improvvisata a partire da esercizi mirati: facevamo mesi e mesi di improvvisazione su parametri molto precisi, ci registravamo, la sera ci riascoltavamo e ci criticavamo. Era una cosa molto attenta” (Wikipedia). Non sorprende che il pubblico, la critica, i musicisti e quasi chiunque altro preferisse Sion scion.
Oggi il Maestro deve aver cambiato opinione, e non si risparmia nel dirigere orchestre di mezzo mondo che suonano (talvolta mediocremente) Mission. Avrà davvero cambiato idea? Non so: stamattina dice di Tarantino: “The man is a cretin. He just steals from others and puts it together again. There is nothing original about that.” Mi pare sempre il buon vecchio Ennio, che scrive musica bellissima senza saperlo, e dice cose indifendibili senza accorgersene.