Il terribile problema degli incendi nella foresta Amazzonica scopre una contraddizione che mi molesta da molti anni, e di cui ho già scritto. Si dice, credo giustamente, che Bolsonaro (presidente di estrema destra brasiliano, molto odiato in occidente, credo giustamente) stia ignorando gli immensi incendi della foresta amazzonica, o peggio che li utilizzi per fare spazio a coltivazioni industriali tipo il Mais. Questo, molti sostengono (credo giustamente) è un crimine contro l’umanità: il clima dell’intero pianeta dipende dall’integrità della foresta amazzonica, dato che la deforestazione del resto del mondo ha reso molto rari quegli ambienti così importanti. La crisi è talmente grave che oggi Macron ha proposto all’Europa di bloccare gli scambi commerciali col Brasile.
Bolsonaro contrattacca con un argomento curioso: “Questo è neo-colonialismo”. Cosa vorrà dire? Una cosa magari discutibile ma che ha un suo perché. Bolsonaro reclama l’Amazzonia come parte della nazione di cui è presidente, e purtroppo è così. Quindi rivendica il diritto di farci quello che crede. Non mi pare che Bolsonaro abbia sollevato obiezioni sulla cementificazione della Costa Azzurra o di quella Amalfitana. Se l’avesse fatto figurarsi il putiferio. Però qui non è in gioco la graziosa costa europea; qui ne va delle sorti del pianeta. È vero. Però per Bolsonaro significa che lui e i suoi compaesani devono mantenere un’area grossa come l’Europa, con costi elevati e senza poterla sfruttare, affinché il pianeta (alla canna del gas certo non per colpa del Brasile) non ne risulti rovinato, forse irreparabilmente. Invece di coltivarci del Mais, peraltro a uso e consumo dei mercati occidentali, dovrebbero preservarlo per tutti noi.
Io naturalmente voto per preservarlo. Però forse si dovrebbe cercare un linguaggio diverso, che riesca a tenere insieme l’urgenza di questo problema con il rispetto per uno stato a cui si chiede un impegno ulteriore a nostro nome. Esattamente come succede con noi italiani e i beni culturali, dei quali deteniamo una percentuale notevolissima, che manteniamo a nostre spese per il bene dell’umanità. Immaginatevi se qualcuno bloccasse gli scambi commerciali con l’Italia per lo stato deplorevole delle rovine di Pompei (patrimonio dell’umanità), o gli abusi edilizi nelle zone Archeologiche. Forse farebbero bene, però insomma, il linguaggio sarebbe importante (e forse anche un contributo economico, essendo dell’umanità).