Una delle cose più irritanti di Facebook è la questione dei morti. Non i propri morti, che ancora passi, ma i morti famosi passati e presenti da celebrare, osannare, ricordare, piangere. C’è gente che ha dei bookmark apposta e ogni giorno riesuma cantanti, attori, musicisti spesso davvero oscuri per rimembrarli mestamente online. Non parliamo poi di quando muore qualcuno davvero famoso: il social si scatena, è tutto un grido di dolore, di cordoglio, di lutto eterno. Naturalmente ognuno ha la propria sensibilità, ma se incontro qualcuno in un bar e mi dice che ha la faccia triste perché è morto il contrabbasista dei TnaPnaKna (combo di trash del Buthan con all’attivo un 45), salvo che non sia suo nipote o il suo cane un pochino mi colpisce.
C’è poi un altro aspetto collegato a questo. Il meccanismo di Facebook è semplice: uno pubblica qualcosa e ottiene delle reazioni. Per esempio nei giorni scorsi ho avuto un sussulto di viralità quando la mia versione del manifesto pro-vita ha ricevuto molti like e condivisioni. Viceversa, quando ho pubblicato il video di questo strepitoso cantantre tradizionale rumeno dal nome sublime di Dona Dumitru Siminică ho beccato zero like. Naturalmente sono abbastanza perverso da sapere che zero like equivale a infiniti like, e che il brutto è prenderne due. Però naturalmente anche io sono vittima del meccanismo e se dico una cosa che a me pare spiritosa e prendo due like un pochino mi spiace. C’è però un’eccezione. I miei post più popolari (scritti qui ma condivisi anche su FB) sono quelli dedicati a amici scomparsi prematuramente. Testi scritti col sangue nelle dita in ricordo di fratelli, compadri, ex amori, gente vicina. Ecco: quei like (cuoricini, sorrisetti, ecc.) mi addolorano, mi sembrano un corto circuito nel meccanismo. Sono reazioni che non avrei voluto, stavo molto meglio coi miei soliti pochi like e i miei amici ancora vivi, e fare il pienone di like così mi pare terribile.
Naturalmente non smetterò di ricordare amici e sodali nel caso in cui se ne andassero, perché la memoria è importante e necessaria (e questo Blog, a differenza di Facebook, rimane sempre lì). Però ho deciso che non voglio più prendere dei like coi morti, mi pare di cattivo gusto. Per questa ragione non ho scritto il necrologio di Ginger Baker, scomparso ieri (peraltro a 80 anni). Eppure Baker ha riempito le mie orecchie fin da bambino, aveva capito tutto del ritmo (non a caso se ne va a vivere in Nigeria) e era una figura crepuscolare, irrequieta, scontrosa e intrattabile, proprio come piacciono a me. Però non avevo voglia di felicitarmi dei mie like per il necrologio di qualcuno, di utilizzare l’emozione funebre (così appiccicosa su FB) per captare la benevolenza dei miei “amici”.
R.I.P.