Da qualche anno in Italia c’è una tendenza molto fastidiosa: quella di etichettare certi fenomeni come trash e ricamarci della “critica culturale”, trattando questi fenomeni come ridicoli, grossolani e, per l’appunto, trash. L’ultimo esempio è il matrimonio tra il cantante palermitano Tony Colombo e la signora Tina Rispoli, etichettato universalmente come trash – dalla stampa e dalla tv. Ma non è l’unico esempio: uno dei sottotesti nemmeno troppo sotto del programma Il Boss delle Cerimonie (ora Il Castello) è proprio questo: la messa in scena di qualcosa che agli occhi degli autori (e della maggioranza di chi guarda) è trash. Tatuaggi, abiti, trucco e parrucco, linguaggio, scelta del cibo per il pranzo, la serenata: un documentario antropologico sul “trash napoletano”.
Disgustoso. Esattamente come nel caso del mobilio dei Casamonica, messo alla berlina da gente con la casa piena di divani tutti uguali, tutti Ikea. Uno snobismo razzista e offensivo. A loro piace la serenata, la carrozza, l’entrata da VIP e il castello delle cerimonie. E, lo so per certo, anche loro osservano con gran divertimento alcune manifestazioni tipiche di questi snob. Gente che in vacanza va a lavorare su un peschereccio, mangia becchime a colazione e per rilassarsi fa 80 km in bici in salita. Gente che pranza veloce, beve decaf (con latte di soia), ha sempre fretta e per divertirsi va al centro commerciale. La differenza è che loro, quelli “trash”, gli ridono dietro ma non ci fanno dei programmi tv. Però forse dovrebbero (e il matrimonio valdaostano col salto della fontina*, magari è meno spettacolare ma non meno trash).
*Attenzione: rituale immaginario.