Sulla questione dei social e della chiusura degli account di Trump c’è una polemica in corso che mi pare molto interessante. La mia opinione è che ci sia una linea sottile che separa il proprio dall’improprio, il sensato dal censore.
Bannare Trump mi pare sensato, benché tardivo. La presenza sui Social media è regolata dagli “Standard della community”; qui trovate quelli di Facebook (a titolo di esempio) dove leggo: “Su Facebook non sono consentiti discorsi di incitamento all’odio poiché creano un ambiente di intimidazione ed esclusione e, in alcuni casi, possono promuovere violenza reale.” Ovviamente i Social scelgono: se hai 4 follower probabilmente ti ignorano, se sei il Presidente degli USA invece no. Mi piace questa norma? Non è questo il punto: sono sui Social e ne devo accettare le regole. Posso dissentire (non è questo il caso) ma non sostenere che Twitter sopprima la libertà: siamo a casa loro, e secondo me è sano ricordarsene. La mia impressione è che Facebook non distingua, se non a grandi linee. Il commento ironico “Impìccati” viene sanzionato in quanto incitamento al suicidio; una mamma che allatta viene censurata in quanto tetta nuda. Ma se io scrivo un’attenta disamina della situazione mondiale, concludendo che l’unica via è lo sterminio dell’umanità in ordine alfabetico inverso (quindi Zuckerberg arriva presto), secondo me non succede niente.
Ben diversa è la chiusura di Parler (Social senza filtri amato da alt-right e simili) da parte di Amazon, Apple e Google, sui cui server risiede. Questo sì che è gravissimo perché si tratta di una censura preventiva e generica, che non riguarda un singolo messaggio (come lo “Stand back, stand by” di Trump ai Proud Boys) ma un’idea, una posizione. Posizione che io trovo sbagliata e spregevole, ma che non credo vada silenziata preventivamente – come nessun’altra opinione. Non solo: fossi Qanon, mi sembrerebbe la conferma di tutte le idee balenghe che ho in testa – molto pericoloso. Quindi bene che hanno cacciato chi non rispettava (in modo plateale e sfacciato) gli Standard di una comunità, ma pessima la chiusura di Parler, il cui claim è “Free Speech Social Network” e i cui community standard saranno diversi da quelli di Twitter. O adesso tutti gli standard del mondo devono essere come i suoi, pure qui a casa mia?
Ciao, Sergio come stai? Non so se il mio nome ti ricorda qualcosa, sono Enza. la moglie di Renato Baldoni di Matera.
Mi ricordo di te, stai bene?
Abbastanza bene, volevo solo dirti che purtroppo Renato non c è più. Lui ti stimava molto e volevo comunicarti questa notizia io non ho più i contatti di tutti gli amici quindi tanti non lo sanno! Un caro abbraccio ricordando i bei tempi!