Il
20 Luglio di quest'anno sono ben dieci anni che siamo senza Massimo
(e a febbraio 2006 saranno 10 di Patrizia Garofoli, la sua compagna). Max è stato
mio amico, il mio fonico pilota (era sul palco con me e spesso
mi nascondevo fisicamente dietro a lui - come in questa foto:
io sono quell'ombra che suona il basso), la persona che in assoluto
ha più spinto per portare in giro lo spettacolo RadioMantra/
RadioGladio (oltre ad aver mixato la canzone), il mio primo pubblico
e critico, ma anche entusiasta. Ho trovato il coraggio di salire
su un palco la prima volta (con qualcosa di totalmente mio) solo
grazie al fatto che c'era Massimo a garantire la qualità
tecnica - e non solo. Ha lasciato solo quando s'è accorto
che le date si moltiplicavano, la sua salute già non andava
(ma abbiamo saputo tutti quanti come stava solo due anni dopo),
e soltanto dopo aver trovato ed istruito qualcuno sul complicatissimo
spettacolo che portavamo in giro - l'ottimo Marco Rosano. Ero
molto legato a Massimo, abbiamo diviso molto, e tutto quello che
è successo da allora (per esempio l'esplosione di Internet)
l'avrebbe certamente visto da dentro: a suonare col computer l'ho
imparato da lui.
Spiegare chi era Massimo non è
semplice: era una persona profondamente politica, anche negli
ultimi mesi di vita; era un eccellente professionista del suono,
che cercava davvero di capire cos'avevi in mente. Era uno che
non faceva sconti a nessuno e sapeva anche riconoscere la bellezza
negli altri. Si godeva la vita per bene, il vecchio Max (aveva
due anni più di me), e sapeva farlo con perizia, bravo
pure in questo.
SM, febbraio 2005 |
Marzo
05: Mi arriva questo testo di Marco
Solari, amico e collaboratore di Massimo:
Era un mio assolo con la colonna sonora di Paolo
Modugno, per l'esattezza.. (ascolta la
versione mp3 letta da Marco)
QUESTO E' IL CANTO DELLA DECENZA E DELL'INDECENZA
- - -
- - - dello scandalo e della vergogna
del cuore sicuro
del desiderio duro
di mettere un freno
di volere l'azione
e non voler perdonare
la tracotanza, la violenza,
il male, insomma,
e non saper come fare.
Questo è il canto della nostalgia
e della mancanza
della perdita di un amico
di un compagno
per la parola di Massimo
per la sua intransigenza gentile
per il suo stile civile
per il gusto del dovere
e del diritto,
nel rovescio della sorte
e della morte,
per l'ironica eleganza
e ancora intransigenza
nel combattere l'evidenza
della volgarità
e del dolore.
Questo è il canto per Patrizia,
un canto di coraggio e di tristezza
per non lasciarsi andare
per non lasciarsi soffocare
per non farsi prendere
dagli dèi senza speranza,
dèi senza futuro,
dèi della porta e del muro,
dèi delle pecore nere,
dèi delle stelle opache,
dèi delle parole annegate.
Da Il Canto delle Balene, 1996 |