10, 100, 1000 Avvisi

Una delle cose che trovi più divertenti della modernità è il modo in cui, sempre più spesso, gli “esperti” fanno delle figuracce e la gente fa delle scelte diverse da quelle immaginate da chi se ne intende. Questo è particolarmente vero per chi si occupa di sociologia, o di mass media; è spettacolarmente vero nel campo delle tecnologie. La cantonata è sempre dietro l’angolo, tant’è che quando mi chiedono una qualifica nel settore, io dico “osservatore” e non esperto. Le ragioni di questi sbagli (a volte incredibili, come quando Bill Gates snobbò Internet nel suo libro, considerandola troppo complessa per il grande pubblico) sembrano dipendere da due fattori collegati. Innanzitutto un’idea troppo predefinita e solida del mondo, per cui all’inizio della telefonia cellulare molti pensarono che fosse utile per i medici ma non per tutti gli altri. La storia ha dimostrato quanto si sbagliavano: insieme alla rivoluzione tecnologica ne è avvenuta una socio-culturale, e il mondo è cambiato per sempre. La seconda ragione è che alcuni di questi cambiamenti sono talmente bizzarri da sembrare molto improbabili. Nessuno, all’alba della telefonia mobile, ha pensato ai pastori come possibili utenti. Eppure qualsiasi pastore potrà confermarvi che la sua attività è stata rivoluzionata da questa tecnologia. In cima a tutto questo c’è poi una sindrome umanissima: il cambiamento che all’esperto non piace, e che quindi non vede. E’ il caso di una certa piega che ha preso la rete, e che riguarda molti lettori di questo giornale – e non solo. Gli esperti lo chiamano Web 2.0, e nessuno, fino solo a qualche anno fa, avrebbe potuto immaginare una cosa di questo tipo.

All’inizio della rete le informazioni scendevano dall’alto, come avevano sempre fatto. L’esempio perfetto è il sito dell’Enciclopedia Britannica: autorevole, esaustivo, con una sua pretesa di obiettività e, almeno all’inizio, completamente impermeabile ai visitatori, che potevano solo abbeverarsi a questo grande fiume di conoscenza, ma certamente non contribuire. Il sito, come tutti quelli di quel genere (ormai rimasti pochissimi), resta invariato che voi ci andiate o meno. Splinder invece (o Myspace, Facebook, Flickr, ecc.) di base è vuoto, e non fornisce contenuti ai propri utenti. Anzi, si aspetta esattamente il contrario: che siano loro a metterceli, sotto forma di foto, video, blog, e che questo generi movimento, traffico, commenti, add. Il sito web 2.0 perfetto è vuoto, visivamente personalizzabile, e offre ai suoi utenti degli strumenti di creazione, pubblicazione e diffusione di contenuti, e di interazione sociale con altri utenti. Questo è un cambiamento enorme. Significa che quello che ognuno di voi ha da dire entra in diretta competizione, e in molti casi addirittura vince, con quei contenuti che continuano a scendere dall’alto – come per esempio questa rubrica (che infatti ha una sua propaggine digitale). Per ogni Avviso di Chiamata al mese che leggete qui, sul web trovate disposizione centinaia di punti di vista, di opinioni, di angoli strani di osservazione del mondo.

Questo naturalmente sottrae peso agli esperti, le cui opinioni (spesso pregevolissime) finiscono triturate nel marasma delle parole in rete, anche per via del fatto che spesso escono in contesti sbagliati, o sono scritte con un linguaggio impossibile. E oggi abbiamo imparato a sostituire la presunta obiettività dell’esperto con la molteplicità dei giudizi: se voglio una nuova macchina fotografica magari voglio anche un’opinione autorevole, ma dieci pareri di utenti come me a volte servono di più. Insomma, questa rivoluzione era difficile da prevedere per gli esperti anche perché riguarda proprio loro, la loro supposta obiettività e il modo in cui le loro informazioni (spesso utili e interessanti) raggiungono il loro pubblico. E’ chiaro che l’autorevolezza esiste ancora, ci mancherebbe. Nel 2008 però si conquista sul campo, giorno per giorno. A me questo piace molto – ma io non sono un esperto…

3 thoughts on “10, 100, 1000 Avvisi

  1. Certo, è il caso di Wikipedia, Sergio.
    Ma ho anche notato su questo enorme e diramato sito (Wikipedia, appunto) che esistono alcuni conflitti tra gli utenti.
    Sono i “pros & cons” del Web 2.0, me ne rendo conto: tuttavia esite anche una certa arroganza (esempio: conosco personalmente un cantante dei primi anni ’60 abbastanza famoso e, materiale genuino alla mano, ho arricchito la voe a lui dedicata sul sito – qualcuno ha cancellato alcune informazioni, che pur erano valide. Allora le ho immesse nuovamente, e ancora sono state cancellate – mi sono arreso, nel nome della non perdita di tempo con presunti idioti).
    Wikipedia, come altre realtà simili che nascono all’insegna del “Web 2.0” (fruibile e costruibile dagli utenti), ci sta portando ad approciare la materia culturale globale in un altro modo.
    Ossia, non si è al 100% sicuri se ciò che si legge è realtà o frutto di una prepotenza a tutti i costi.
    Poi, su Wikipedia esistono delle regole, sulla carta, ben precise: ma dubito che si riesca a farle rispettare sempre, giacchè il sito è continuamete in espansione.

    Saluti

  2. Sergio, ancora una tua eccellente osservazione in questo che chiamare blog mi pare estremamente riduttivo perché, con la molteplicità e le specializzazioni delle sue varie sezioni, è un vero e proprio webmagazine.

    Sarà che l’ho presa fitta con i politici – sia del governo (che governa solo cose che riguardano i governanti) sia dell’opposizione (che a nulla s’oppone, se non a sé stessa) – ma che hanno capito quelli lì delle trasformazioni in atto? Ad esempio, quella da te indicata che rimanda a tutto un nuovo modo d’agire la comunicazione? Nulla. Basta guardare i siti dei partiti politici e quelli di singoli deputati o senatori. Viene fuori in modo evidente che sono sfuggiti loro tutti i movimenti in corso e gli approdi che quei movimenti hanno raggiunto e raggiungeranno (le tecnologie, dall’invenzione della ruota in poi, hanno sempre guidato le relazioni sociali e annunciano le vie che gli umani intraprendono per vivere insieme: dallo scambio delle merci al sesso, dalla creazione estetica alla guerra, etc.). Clamorosa appare, quindi, l’incapacità della classe dirigente (cosiddetta perché, purtroppo, prende e realizza decisioni) di capire il presente e, meno ancora, d’ipotizzare forme sociali future.
    Prevedo – non spero soltanto – che saranno travolti da ciò che nel mondo si muove, hanno gli anni contati.
    Ahimé, per motivi anagrafici, io più di loro.
    Cari saluti.

  3. Certo che la modernità è difficile da interpretare, da un lato offre molti vantaggi da un lato si rischia che ogni apprendista stregone possa commentare o recensire a modo suo .
    Infatti quanta disparità di voto tante volte su uno stesso lavoro(sia esso cd-libro-film) chi= valuta 0 e chi 10.
    Direì che almeno quì la verità sta nel mezzo , è giusto che ognuno possa dire ciò che pensa ma accertarsi di persona è sempre buono.

    Complimenti comunque per l’ argomento che hai scelto

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