A Blockbuster Nightmare

Alcuni prodotti godono di uno status molto speciale, che li rende diversi dai loro simili. E’ il sogno di ogni pubblicitario, e quando si riesce a ottenerlo si entra a pieno titolo nella storia della réclame. Io lo chiamo l’effetto Borotalco, dal nome del più noto di questi prodotti. E’ stato infatti tra i primi marchi registrati a diventare nome comune: chiamiamo Borotalco anche quello del discount benché sia semplice Talco (suppongo altrettanto efficace). Ci sono molti esempi: dalla penna Bic (e poi il rasoio usa e getta e l’accendino) al Walkman fino all’iPod, che è più comodo di mp3 player ma un po’ incongruo nella frase “Ho comperato un iPod Sony”, effettivamente sentita in giro. Un altro nome che sta cercando di imporsi come comune è Blockbuster, più corto di videonoleggio e già in odore di sinonimo. Ma a differenza degli mp3 player, che sono davvero tutti uguali salvo che nell’aspetto, qui le differenze sono macroscopiche – e non solo nelle dimensioni del negozio.

Diciamocelo: Blockbuster è il fast food dei film, e sta all’arte cinematografica come Macdonalds sta a Gualtiero Marchesi. Non è solo per via dell’aspetto sempre uguale e degli addetti in divisa. C’è questo sforzo sgradevole e tutto statunitense teso a creare una qualche customer experience; sconti, offerte, pacchetti due per tre, cibo: a Blockbuster night, e che notte. L’altro giorno (ero in esplorazione per scrivere questo pezzo) c’era un poveraccio che si aggirava nel negozio alla disperata ricerca di un terzo film. Il cassiere gli aveva fatto notare che, per via di una promozione, gli sarebbe venuto gratis (o quasi) e che sarebbe stato stupido non prenderlo. Purtroppo però la scelta di Blockbuster è davvero ridotta, malgrado l’immensità del negozio. Certo, se si vogliono vedere dei blockbuster (termine inglese che descrive i grandi successi) non c’è problema: i Matrix c’erano tutti e così i Batman, gli Indiana Jones e gli Star Wars. Dei Kill Bill invece c’era solo il secondo volume (anche se, a differenza dei Rambo, devi vederli ambedue per capire la storia), e niente Pulp Fiction. Di David Lynch avevano Fuoco cammina con me, sequel di Twin Peaks, ma non Mulholland drive. Antonioni invece è disperso, assieme a Bergman e a Bunuel. In compenso ho visto (ma non affittato) CSI, the movie.

Anche la categorizzazione dei film è misera: adrenalina, emozioni, per famiglie; chi ci capisce è bravo. E lo stupefacente La casa dei giochi di David Mamet? Sarà adrenalina o emozioni? Come si decide, per esempio, che Sin City è adrenalina e Notorius emozione? E’ invece ovvio come posizionare Scoregge di Natale 2009 con Boldi e De Sica: 40 copie bene in vista. E con l’offerta speciale, se non lo trovi (perché 40 bifolchi come te l’hanno affittato prima), la volta dopo te lo danno gratis (offerta valida solo su film orrendi). Se poi ci si mette che il personale è scontroso (e vorrei ben vedere, lo sarei anch’io dentro quella camicia), il luogo è pieno di puttanate (cibo micidiale, caramelle inaudite e altre categorie merceologiche innominabili) e non hanno i porno (come se la retorica del cinema hollywoodiano fosse meno oscena del culo di Annie Sprinkle), uno si chiede come mai una persona di gusto dovrebbe anche solo nominare un posto del genere – men che meno farne un nome comune.

Quindi chiameremo Blockbuster un supermercato del cinema di cassetta, con contorno di biscotti e bevande gasate (per produrre rutti paragonabili a quelli dei film che affittano). Viceversa continueremo a chiamare Videonoleggi quei bei negozi tutti diversi, gestiti da persone simpatiche (e vestite normali) che amano il cinema, che se non hanno un film se lo procurano (e non ti chiedono come si scrive Starship Troopers per poi non averlo, come da Blockbuster), che si specializzano in certi generi dei quali hanno tutto e che non ti vogliono appioppare a tutti i costi un’esperienza a microonde ma semplicemente affittarti un buon film.