Di recente, nel gorgo pop del berlusconismo, si è parlato di “un rito dell’harem africano di Gheddafi”. Frase interessante, che scoperchia un’idea dell’esotico una volta diffusissima ma che pensavo morta per sempre. Una mentalità razzista che in Italia ha un archetipo fondante: la Bella Abissina. Selvaggia e incolta, certamente meno umana di un bianco, l’Abissina è senza malizia (tant’è che la sua nudità può essere esibita senza problemi perfino sulle cartoline postali) ma anche abituata alle peggiori nefandezze sessuali – appunto i rituali, immaginari e quindi ovviamente terrificanti, degli harem. Forte della sua natura e priva di qualsiasi cultura, questa donna è oggetto di conquista (come nelle peggiori fantasie barbaro-sessuali) e soggetto di queste immagini dell’epoca – speriamo davvero l’ultima testimonianza di un modo di pensare morto ovunque da decenni, per delle ottime ragioni.