Una delle caratteristiche del consumismo spinto, cioè quello che viviamo noi adesso qui in Italia – e nel resto dell’occidente – è la sacralità delle merci. I prodotti, la cui immagine viene ideata, perpetrata, coccolata e protetta da schiere di pubblicitari, sono circondati da un’aura di sacro. Paradossalmente tu puoi dire che Rocco Buttiglione ti fa schifo, ma non che la Nutella uccide (considerazioni ambedue obiettivamente vere). E’ più facile scampare ad un Berlusconi inviperito perché gli hai dato del nano che alla Barilla se dici (o meglio ancora scrivi) che i Settembrini del Mulino Bianco sanno di muffa dolciastra (vero anche questo).
Ma c’è una redenzione da questa ridicola realtà; c’è un giornale in Italia che può dire (se crede) che l’olio Sasso sa di paraflù, che i pneumatici Uniroyal rally, sulla neve, hanno un’aderenza “mediocre-pessima”, che il caffè del discount è migliore del Lavazza. Questa meravigliosa rivista, fonte per me di gioia senza pari, si chiama Altroconsumo.
Altroconsumo è la rivista mensile del Comitato Consumatori Altroconsumo; ogni mese produce diversi test sui prodotti più disparati, avvalendosi di esperti di ogni genere. Compra i prodotti e poi li testa, confrontandone le caratteristiche ed il prezzo. Da ognuna di queste prove esce un “Migliore del test” (l’articolo oggettivamente migliore), il “Miglior Acquisto” (dove conta il rapporto qualità – prezzo) e la “Scelta Conveniente” (il più economico nei limiti del decoro). Inutile dire che la lettura è un vero spasso. Maggio ’98: test su 11 segreterie telefoniche. Tra le altre preziose informazioni si viene a sapere che la seconda più costosa del test (la Telecom Aurora 28, prezzo tra le 175 e le 179mila) ha una qualità sonora “mediocre” sia del vostro annuncio che dei messaggi in arrivo, mentre la più economica di tutte (Philips TD 9357, 79mila) si becca un “buono” in ambedue.
Giugno ’98: test sulle mozzarelle: “Invernizzi mozary, Latteria Soresinese e Pettinicchio” hanno ospitato dei coliformi; “Gioiella (lire 10/17mila al chilo) è l’unica ad aver fatto registrare, in più di un prelievo, la presenza di E. coli, seppur entro i limiti di legge”. Gli E. Coli, perdio, “quelli che derivano dalla forma di inquinamento più grave, quello fecale, e che sono più pericolosi per la salute”. Fecale vuol dire “della merda” (so che siete perlopiù istruiti, ma non si sa mai). Viceversa la mozzarella Fidel (la linea economica della Esselunga, dal nome adorabile) di E. Coli non ne ha; e costa 7.760 al chilo. Stesso numero, test sulle valigie rigide: le rotelle. “Si tratta di un criterio fondamentale che abbiamo valutato con due prove: le valigie hanno percorso una ventina di chilometri su una superficie ad ostacoli, abrasiva ed irregolare; le valigie che hanno superato questa prova hanno poi affrontato una discesa di 2.500 scalini; ogni scalino era alto 12 cm”. (Io li adoro questi di Altroconsumo: ma chi li pensa questi test?) “Sette valigie hanno ottenuto un pessimo perché non superano il quinto chilometro della prima prova”. Tra queste c’è la Benetton street 998 (320mila lire), ma non la Delsey volume plus (257mila): l’hai voluta la valigia tutta colorata e fichissima? Mo’ trascinatela.
Settembre ’98: test sulle tute da ginnastica. Ora, io lo so che la tuta non si compra badando alle cuciture; perché però privarsi della consapevolezza che la “Asic Cluster ha i pantaloni fatti coi piedi: una gamba più corta dell’altra, l’orlo mal tagliato, la cucitura del logo imprecisa….”, o che la “Brugi usa” (59mila) ha rifiniture migliori della “Nike Brooklyn polywarp” (131mila)? Altroconsumo ovviamente non ospita pubblicità, e mette sotto copyright i suoi test così che le ditte non possano usare i risultati per farsi belli. Altroconsumo non si trova in edicola; per averlo devi diventare socio del CCA. Novanta carte l’anno ben spese, se ci aiuta a mangiarci un po’ meno merda (anche letteralmente) ogni giorno.