E’ una delle città più interessanti d’Europa. Costruita in parte su canali, crocevia di popoli diversi (anche per via del suo passato coloniale che ne ha contaminato perfino la gastronomia, con risultati spesso straordinari), Amsterdam è unica: è il centro mondiale del commercio dei diamanti (è possibile visitare gratuitamente i laboratori di taglio); ha dei musei meravigliosi, d’arte antica, moderna, archeologici, esotici e quant’altro, parchi bellissimi, straordinari quartieri antichi e moderni e si trova in un paese, l’Olanda, che gode di una legislazione (e di una mentalità) tra le più permissive del mondo. Il principio è che puoi fare qualsiasi cosa che non interferisca con la libertà altrui e coinvolga solo adulti consenzienti. Capirete bene come questa politica possa avergli creato qualche problema; ma gli olandesi ci sono affezionati. Per loro è più che una convinzione: è uno stile di vita. Per quanto mi riguarda è un paradiso.
Detto questo mi domando perché gli italiani, appena mettono piede ad Amsterdam, si sentono subito in dovere di farsi riconoscere, comportandosi come dei perfetti coglioni. Innanzitutto la geografia: perché se ne stanno sempre tutti in centro (tre strade attorno a piazza Dam)? Mica è la sola parte bella della città. Ha i prezzi più alti, non incontri un olandese neanche di notte ed è sempre un casino. Cosa li attira magneticamente e li trattiene lì per giornate intere? Potrebbero esserci due ragioni piuttosto robuste, direte voi: il sesso e la droga.
Il sesso: l’italiano non ne compra, ma lo osserva rapito come se fosse un’apparizione. Torme di guaglioni incollati alle vetrine delle prostitute con lo sguardo fisso, estatico, come se avessero visto la madonna; salumieri in vacanza che, lontani dalle mogli, guardano le ragazze con quello sguardo bovino che nella loro mente bacata vuol dire: “Non vedi che stallone che sono? Chiamami tra la folla e chiedimi di soddisfare le tue più intime voglie come solo un italiano sa fare.” Figurati alle quelle oneste professioniste che rilasciano ricevuta fiscale quanto gliene frega. I sex shop vengono visitati come se fossero mostre del proibito: comprare mai; chiedere, ridere e rompere il cazzo sempre. Poi dice che gli italiani li trattano male.
La droga: tutti sanno che in Olanda c’è un atteggiamento molto tollerante. Si può comperare liberamente (entro certe quantità) e consumarne praticamente ovunque (parliamo del fumo adesso), in una rilassante atmosfera di anonimato: nessuno ti guarda se ti fumi una canna seduto al tavolino di un bar, e a nessuno gliene fotte niente (come dovrebbe essere ovunque se il mondo fosse migliore). Certo che se ti fai un cilum in tram, come ho visto fare io, la gente s’incazza: ma come si può essere così imbecilli? Puoi fumare ovunque, idiota, ma non dove è vietato fumare. Ci vuole molto?
I coffee shop: Chi ve fa fare di andare sempre e solo in quei tre posti in centro dove tutto costa il doppio e il trattamento è di merda (soprattutto per gli italiani che chiedono, chiedono…)? Non sapete che ce n’è almeno uno in ogni quartiere, gestito solitamente da una persona gentilissima, realmente competente e chiaramente molto più desiderosa di fare affari del commesso del Bulldog, che fa più soldi con le magliette che col fumo? E non è vero che in centro è migliore: infatti di olandesi al Grasshopper non ce ne trovi, e guarda che loro fumano come te (ma meglio).
Ho un amico olandese gay che riconosce al volo gli italiani ad Amsterdam; si siede su una panchina, in centro, e passa il tempo a guardarsi i bei ragazzotti nostrani: “Vanno e vengono per giorni,” mi dice, “non si spostano mai da questa zona, ma non sono tossici. Li incontro anche venti volte al giorno, che girano, vanno, guardano, sempre qui. Chissà perché?”.
Si dice che dobbiamo portare l’Italia in Europa: già m’immagino il panico tra i poveri, straordinari, incolpevoli olandesi. Buone vacanze e, ovunque andiate, mi raccomando.