Da qualche anno ho adottato un mio personale slogan elettorale, che a ogni elezione ritiro fuori e che, almeno per me, si arricchisce di significato ogni volta che lo rispolvero: Non votare per chi non ti somiglia. La prima volta fu nel ’94, e l’ispirazione fu la discesa in campo di Berlusconi. Ma non fu un debutto felice, per molte ragioni. La più importante è che moltissimi italiani avevano effettivamente votato per chi gli somigliava, appunto Berlusconi, mandandolo al governo. Poi però, riflettendo, ho capito che il mio slogan non ha niente a che vedere con lui ma più in generale col modo in cui molti di noi italiani vedono la politica – perfino alcuni di noi lettori di Rumore.
I problemi dell’Italia, si sa, sono gravi. Questo ci porta a pensare che dovremmo dotarci di politici geniali, competenti nella loro materia e espertissimi nelle procedure. Gente pratica, che risolve problemi senza perdersi nei meandri della politica. Ecco come mai, soprattutto ultimamente, c’è questa corsa a candidare esperti, professionisti e imprenditori: hanno fatto bene nel loro ramo, faranno bene anche qui. Se uno è un medico, sarà certamente un miglior Ministro della Salute; chi meglio di un avvocato alla Giustizia? E per gli Interni ci vuole un poliziotto. Mi sembra una logica assurda, falsa e pericolosa. Io non voglio un esperto di finanza all’apposito Ministero; io provo orrore per gli esperti di finanza, e escludo che essi possano esprimere qualsiasi valutazione “politica”. Non è il loro mestiere, loro devono far quadrare i conti a qualsiasi costo, o quantomeno farli sembrare a posto – cosa nella quale gli esperti di finanza sono davvero esperti; infatti si fanno pagare proprio per questo. Io ci voglio uno che mi somiglia, al Ministero delle Finanze; che sappia mediare tra i conti e la politica, che si doti di consiglieri espertissimi ma che poi sappia decidere autonomamente, per il bene di tutti. Se al Ministero della Giustizia ci va un avvocato (lasciamo perdere poi se è l’avvocato del premier) farà il suo mestiere di avvocato, che non è quello di Ministro, anzi. L’avvocato è parte in causa, in una dinamica tra magistratura, leggi, cittadini, diritti. Viceversa, se ci fosse uno che ti somiglia…
Infatti tutta la questione si chiama Democrazia Rappresentativa. Una definizione precisa, chiara e inequivocabile. Gli eletti devono rappresentare noi italiani come siamo. Come dite? Già lo fanno? In parte è vero, ma ancora poco e, porca miseria, solo nel male. Nessun politico ha mostrato le classiche doti che si attribuiscono a noi italiani: l’inventiva, il genio, la creatività, il saper fare con poco… Niente. I difetti però ce li hanno tutti: disonesti, approssimativi, egoisti, furbetti – quando non proprio platealmente paraculi. La mia sarebbe una regola semplice e sana, se solo ce la facessero applicare. Invece non è così, e non mi sorprende che dalle ultime leggi elettorali (di ambo le parti) siano sparite le preferenze. Perché allora potremmo votare dei nostri simili, invece che dei mostri candidati da altri mostri. Potremmo finalmente sceglierli ben bene, ognuno secondo l’immagine che ha di se stesso, e eleggere gente che ci somiglia: così poi vediamo una volta per tutte come siamo.
Sarebbe una vera svolta: un parlamento finalmente a nostra immagine e somiglianza per davvero, quindi almeno un pochino anche nel bene. Ma sono nato e cresciuto con la Democrazia Cristiana, e pensavo che non esistesse niente di peggio. Poi sono arrivati i socialisti anni ’80 e ho dovuto ricredermi. E la Lega, Berlusconi, Rutelli (che a volte ritorna), Prodi, la Moratti, il Veltroni remix… Non ne posso proprio più – ben sapendo che già domani sarà un pochino peggio. Felici elezioni anche a voi e mi raccomando: non votate per chi non vi somiglia, se potete.
Personalmente preferirei una squadra tecnica di Ministri, ognuno competente nel proprio campo, piuttosto che un consiglio dei ministri lottizzato in base ai voti della coalizione che ha vinto alle elezioni.
Inoltre, meglio un ministro della giustizia che abbia studiato giurisprudenza e che probabilmente sappia quali sono le cose che non funzionano piuttosto di chi sia sia formato e abbia lavorato in altri campi/contesti, io credo.
Sul discorso delle liste elettorali scelte a tavolino e sui cui l’elettore non ha motivo di esprimersi, invece, sono pienamente d’accordo:fanno schifo e sono uno strumento antidemocratico a mio parere.
Non vorrei solo una classe politica che mi somigliasse ma, anzi, che fosse molto meglio di me
Ecco, no. Posso capire Sae fino a un certo punto, ma la frase “non vorrei solo una classe politica che mi somigliasse ma, anzi, che fosse molto meglio di me” non posso condividerla. Sarebbe davvero la Casta, senza speranze, e potrebbe sempre dirmi: zitto tu, io sono meglio di te. Come dite? Già lo fanno? Si, ma per ora posso prenderli a pernacchie.
Quando dico “classe politica migliore rispetto a me” intendo più competente di me e più capace.Vorrei qualcuno che accedesse al parlamento (o fosse scelto per il governo) sia perchè eletto dal popolo (e questo come abbiamo visto non è possibile per il discorso delle liste elettorali ecc.),sia perchè abbia dimostrato le capacità o comunque le potenzialità per una sana discussione in parlamento (cosa che non avviene quasi più,ci si limita a votare ciò che dice il partito e le proposte di variazioni di leggi o di nuove leggi non vengono pressochè discusse) o per la risoluzione dei problemi nazionali se all’esecutivo.Il discorso vale anche per la classe politica locale. Il mio è un po’ un discorso utopico,mi rendo conto…