Grazie innanzitutto a Bob Dylan, e in Italia a Battisti e De André, gli anni ’60 e i primi ’70 hanno visto una immensa diffusione della chitarra acustica, tuttora lo strumento preferito del cantante portatile da strada e da spiaggia. Ovviamente l’enorme diffusione ha abbassato la qualità, e in breve la chitarra è diventata il simbolo dei rompiscatole musicali. Poi nei ’70 (grazie a Hendrix) diventa elettrica, ancora più rumorosa ma non più portatile, e si perde l’idea che ci si possa fare musica per strada: serve l’ampli, la batteria, la saletta, etc.
Ci sono voluti oltre vent’anni, e l’avvento della musica elettronica (oggi il metodo più economico di suonare), per farla finita con la sala prove. Infatti la prima generazione di musicisti computerizzati si chiamerà Bedroom Generation, proprio perché il nuovo luogo deputato alla creazione di musica è la stanzetta dove sta il PC, che però è sempre al guinzaglio: dalla 220 non si scappa. Poi accade l’impensabile: arrivano i PC portatili, la musica elettronica diventa Laptop Music e, effetto collaterale non indifferente, va anche a pile. E se all’inizio le immense batterie garantivano poche decine di minuti di autonomia, oggi (grazie alla ricerca fatta per i cellulari) è possibile farle durare anche diverse ore. Questo in teoria aprirebbe la strada ad una piccola rivoluzione socio-musicale: la musica elettronica, finalmente libera dalla presa di corrente, potrebbe diventare la nuova musica da spiaggia, da strada e da muretto. Mi pare una prospettiva positiva e ricca di implicazioni: non solo perché non sopporto più La Canzone del Sole brutalizzata da tamarri in cerca di compagnia femminile, ma perché penso che l’elettronica (nei suoi diversi gusti) possa rivelarsi assai più adatta agli spazi urbani aperti (e all’uso che se ne fa) di molta dell’attuale musica di strada, con o senza bongo.
Sappiamo tutti che oggi si può fare musica con un PC portatile e due piccole casse. Ma le possibilità sono molte di più, e sarebbe un peccato non sfruttarle. Innanzitutto gli strumenti: dal Casiotone in poi sono molti i modelli di synth che funzionano a batteria. Inoltre la Yamaha, ormai da diversi anni, produce deliziosi campionatori con sequencer a pile (sei stilo), eccellenti per suonare dal vivo. Come effetti si possono utilizzare i pedalini per chitarra, spesso dotati di una manopola Mix utile per dosarli. Infatti il vero problema di questo set-up è il mixer; Roland ha interrotto la produzione dell’M-10 (10 canali, 6 stilo), e anche Behringer non produce più l’Eurorack MBX 1002 (10 canali, ma anche XLR, Phantom power, ecc.). Ma di ambedue i modelli esiste un florido mercato dell’usato. Per le casse c’è solo l’imbarazzo della scelta: si va dai portatilissimi speaker gonfiabili Ellula (10 watt con mini ampli incorporato, 6 stilo) alle Crate TX50DBE (50 watt, 11 kg l’una, batteria ricaricabile), fino all’Amplivox SW905, folle audio-trolley da 100 watt (ricaricabile), con mixer da 5 canali (di cui due wireless), CD player e registratore a cassette, fino a 30 ore di autonomia. Va detto che, per evitare disastri ecologici, diventano essenziali delle buone pile ricaricabili.
Esiste ovviamente il rischio di crescita dell’inquinamento acustico. Ma tutti gli strumenti di cui parlo, a differenza di certe micidiali chitarrate estive, sono dotati di una pratica e essenziale manopola, sfortunatamente non (ancora) installabile negli esseri umani: il volume.