Una delle ultime novità in fatto di packaging discografico (che, dai best con inedito alle compilation, meriterebbe un intero numero di InSound) è la ristampa filologica-integrale-ultima-definitiva; naturalmente questo tipo di disco esiste da molto, ma ultimamente il fenomeno sembra ingigantirsi. Non è solo la musica a reimpacchetarsi. Gran parte dei DVD in commercio promettono contenuti speciali, interviste, “dietro le quinte” e simili (a volte interessanti), le scene tagliate e – sempre più di frequente – il director’s cut. Prodotti diversi, ma con un intento simile: mostrare un’opera magari amatissima in una nuova versione, con contenuti inediti, versioni alternative, brani eliminati dall’opera originale, per restituircene la genesi e darci un quadro più completo. O anche solo rivenderci un film per la terza volta: hai comprato il VHS e poi il DVD. Puoi forse vivere senza la versione Blu-Ray (o il Super Audio CD) con tutte le scene tagliate, il commento della sarta e il trailer bulgaro originale?
Sul versante musicale in fenomeno nasce col Jazz, la feticizzazione di certi solisti (a volte giustificatissima, come quella di Charlie Parker) e la stampa dell’opera omnia di questi artisti, comprensiva delle Alternate Tracks – versioni di brani alle quali, per qualche ragione, ne sono state preferite altre. Ovviamente nel caso dei jazzisti la cosa è ampiamente comprensibile: l’assolo della versione 31 di Ornitology magari è completamente diverso da quello della 76, e benché ad ambedue sia stata preferita la versione 13, un filologo (o anche semplicemente un fan) le vuole tutte. Non solo: in certi casi (come appunto Parker) sono state incluse anche le take interrotte a metà, e ho spesso sognato di fare un disco contenente soltanto i buffissimi richiamo vocali utilizzati da Bird per interrompere le registrazioni.
Da qualche tempo questo metodo si è applicato anche a famosi dischi Pop: la recente ristampa di Exile on Main Street dei Rolling Stones (su doppio CD con una certa quantità di inediti e versioni scartate), uno degli album rock più (giustificatamente) feticizzati della storia, certamente aggiunge alcuni piccoli pezzi del puzzle di questo importante album. Purtroppo tra le varie foto delle session (realizzate nel seminterrato di una villa in Costa Azzurra) ne manca una fondamentale, quella del solo ventilatore presente che ha ispirato la sublime Ventilator Blues. Ma per il resto c’è tutto.
Ma pure questo tutto, perfino nelle mani di un fan di quell’album (il sottoscritto), non aggiunge una singola virgola alla bellezza dell’originale. E purtroppo, almeno nella mia esperienza, questa è la regola. Non solo, ma quasi sempre mi trovo a concordare con chi ha compilato la scaletta originaria: quelle scelte all’inizio erano quasi sempre le canzoni migliori. Questo vale per la musica ma anche per il cinema: nessuno dei director’s cut che ho visto mi ha convinto quanto l’originale. Anzi, a volte è stata un’esperienza noiosissima. Nessuno dei finali alternativi spesso presenti sui DVD mi è mai piaciuto quanto l’originale. E, tranne in rari casi, non mi affeziono quasi mai ai nuovi mix, ai restauri radicali o a certe rimasterizzazioni estreme: la versione su vinile (un po’ malconcia ma ascoltabile) di The Dark Side of The Moon che possiedo dal ’73 continua a essere la migliore di tutte. E semmai ne esistessero alternate track o canzoni eliminate per piacere non ditemelo; per me la scaletta di questo album è davvero perfetta, e semmai ce ne fosse un’altra non vorrei mai doverla ascoltare.