Caffè

Uno degli indizi del fatto che un certo consumo è più che voluttuario sta nella ritualità legata alla preparazione e all’assunzione; sotto questo aspetto ci sono poche sostanze nella storia dell’uomo paragonabili al Caffè. Le prime tracce del suo consumo si trovano tra lo Yemen e il Corno d’Africa, dove cresce spontaneamente in montagna. Nel ‘500 nascono le prime Caffetterie a Costantinopoli, al Cairo e alla Mecca, dove si cerca ripetutamente di proibirle, senza successo.

A metà del ‘600 il Caffè sbarca in Europa, pare innanzitutto a Venezia. In Inghilterra le Caffetterie sono giudicate luoghi di e perdizione dove si vende la “Bevanda del Diavolo”, e se ne chiede la chiusura. Lo sdogana Papa Clemente VIII, che dopo averlo assaggiato lo proclama adatto ai cristiani. Cospicua da subito la tassazione: sono ripetute, nei secoli, le proteste per questi dazi.

L’elenco dei Caffè (intesi come locali) storici è lungo e glorioso: il Florian di Venezia (1720), il Gilli di Firenze il Caffè Greco a Roma (1760). In questi luoghi si svolgeva la vita culturale dell’epoca: si racconta che Voltaire fosse un assiduo del Caffè Procope di Parigi (tuttora attivo). Nel 1764 viene fondata a Milano la rivista “Il Caffè”, il cui nome fa esplicito riferimento agli effetti della bevanda.

Eccone i principali: aumento dell’attenzione, eccitabilità, insonnia, tachicardia. La medicina lo sconsiglia a chi soffre di stomaco, di Osteoporosi e alle donne in gravidanza. Ha effetti positivi sul Morbo di Parkinson e, com’è noto, sulla stitichezza – specie in combinazione con la nicotina.

Meno noto è che il caffè americano, detto percolato, contiene circa un terzo di Caffeina in più rispetto all’Espresso e a quello fatto con la Moka; che tra le specie più diffuse l’Arabica, più cara, ha un tenore di caffeina che va dall’1,1 all’ 1,7%, mentre la Robusta ne contiene dal 2% al 4,5%. E che un finlandese consuma ogni anno il triplo del Caffè di un italiano: 13 chili contro 4.