Nessuno più di me ha salutato con gioia, all’inizio degli anni ’80, l’avvento del personal computer; finalmente l’uomo aveva conquistato la possibilità di scrivere (all’inizio col PC si scriveva, si giocava e basta), cancellare, tagliare, copiare, ricomporre testi senza dover sbianchettare per chilometri o fare patetici collage di striscioline di carta. Qualche tempo dopo sono arrivati il Midi (musical instruments digital interface, il linguaggio che permette agli strumenti elettronici di dialogare ed essere pilotati da un PC) e il campionatore, e la mia vita (con quella di qualche altro milione di musicisti) è cambiata per sempre. La recente globalizzazione della rete (Internet, per capirci) ha poi moltiplicato le possibilità di scambio di informazioni tra umani, sconvolgendo per sempre il concetto di comunicazione come aveva fatto solo Gutemberg con l’invenzione della stampa a caratteri mobili. Sono un grande entusiasta dell’informatizzazione del pianeta, non potrei più vivere senza un computer e tutti i miei progetti, in qualche stadio della realizzazione, passano attraverso uno o più chip di silicio: per esempio questo articolo. Bisogna però ammettere che il computer ha almeno un effetto negativo, e purtroppo assai negativo: favorisce la creazione di cose brutte, banali e superflue.
La grafica: non ne posso più di vedere brutte grafiche realizzate da dilettanti col computer; sta diventando la norma: “Ho il PC? Allora so disegnare: le righe dritte le fa lui, i cerchi perfetti pure, e non devo nemmeno temperare le matite… Che mi frega di pagare un grafico che sa come distribuire i toni dentro una pagina, che si intende di illustrazione contemporanea, che magari ha studiato teoria delle forme e anatomia, e comunque c’ha perso tempo a rifletterci su? Il computer che m’hanno regalato a natale fa dei bellissimi effetti, delle vere figate, minchia guarda questo qui che sballo…” Dico cazzate? Guardate alcune delle pubblicità dentro questo giornale: non sembrano fatte da ciechi? E invece sono spesso opera di ragazzini ricchi senza un cazzo da fare e senza rispetto per chi questo lavoro lo fa per bene (e a volte in modo geniale).
La musica: come sopra, se non peggio; in giro si sentono cose veramente indecenti. Mondezza di maniera prodotta tanto al metro usando i preset (suoni e loop pre-esistenti nelle macchine musicali) in modo banale, dove la prima soluzione è quella buona. Musica fatta per farla, senza ragione, senza scopo, senza speranza. E non bastano i pivelli danarosi (con decine di milioni di strumenti e senza un’idea che sia una); accendete la tv: la gran parte della musica di sottofondo (pagata profumatamente dalla Siae) è merda, fatta con macchine vendute appositamente (quelle che spingi un tasto ed esce un effetto “michia senti questo qui che sballo!”) azionate a caso dal figlio del funzionario tv di turno. E’ la norma. Io so di un compositore molto noto e stimato (musica per teatro e balletto) che si è comprato una tastiera coi ritmi (quelle da piano bar), con cui suona i generi “moderni” che a volte gli chiedono: semplicemente spingendo il tasto 29 il gioco è fatto e batteria, basso e accompagnamento “reggae” o “funk” sono belli e pronti. Un cane, no? Eppure è stimatissimo, e credo che con la sua ridicola pianola ci abbia pure preso qualche “prestigioso premio culturale”.
Insomma: se giochi col computer, e fai della grafica o della musica, continua pure a giocare tranquillo. Se per te è più di un gioco, va benissimo. Credi che la grafica o la musica possano essere il tuo futuro? Sei davvero il benvenuto, e buona fortuna a te. Ma se tutto quello che fai è far andare i plug-in del photoshop o i preset della tua workstation, e pretendi di essere preso sul serio, sappi che: 1) devi pedalare molto più forte; 2) sarebbe meglio che tenessi per te (e per la tua famiglia) i tuoi tentativi; 3) ricordati sempre che tecnica e gusto non sono opzioni del menù “Strumenti” del tuo PC da 30 meloni.