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Ormai è chiaro: il ruolo della sessualità all’inizio del terzo millennio è assai simile a quello della politica alla fine del secondo. Lo si capisce da molti indizi: innanzitutto la potenza dirompente dei comportamenti sessuali radicali su meccanismi come il conflitto generazionale. Se oggi, pur tra mille difficoltà, sta diventando relativamente più semplice parlare della propria omosessualità in famiglia, qualsiasi altra deviazione dalla norma resta assai problematica. Eppure alcune inclinazioni sessuali sono intensamente personali quanto essere gay: è il caso del BDSM per esempio, i cui praticanti sono stati tra i primi a parlare di lifestyle per descriversi. Per le giovani generazioni, i nipoti del ’68 insomma, questi comportamenti sono tra le pochissime aree di conflitto generazionale rimaste, anche per via della quantità sproporzionata di informazioni sul tema con cui sono cresciuti (rispetto ai loro genitori), anche grazie al web. Cresciuti non nei duri (ma sessualmente teneri) anni ’70, bensì negli orgiastici 2000, quelli del Viagra, delle tette finte e di Paris Hilton che fa i pompini su Internet. Gli incroci tra sessualità, tecnologia e attivismo (un fenomeno in rapida ascesa, perfino in Italia) oggi sono la frontiera più avanzata di questa battaglia, che è di liberazione (il ’68 ha prodotto una generazione assai bacchettona, malgrado l’amore libero) ma anche di riappropriazione: del corpo, ma anche del porno.

La comunità Queer è uno dei centri tellurici di quest’area, ovviamente. Uno degli elementi di orgoglio di quella scena è infatti proprio il rimescolamento dei tipi e degli orientamenti sessuali. A partire dall’universo gay ma, per fortuna, capace di coinvolgere anche tutti gli altri: sono gli etero oggi ad avere più bisogno di liberazione. E’ da questa scena che nasce Sharing is Sexy, “uno sito porno copyleft, una piattaforma aperta per queer people, transgender people, people of color, differently abled people, people of all sizes, polyamorous people, plushies, furries, doms and othered bodies.” Insomma tutti noi, o quasi. In un trionfo di sorrisi (che fa sempre piacere), orgoglio della differenza (nessuno dei corpi è perfetto, proprio come i nostri) e fantasia al potere: dove altro si può trovare qualcuno che si sollazza con una bici? Per saperne di più abbiamo fatto alcune domande al collettivo di SIS (che ha fornito risposte a più voci, qui condensate per brevità) basato a San Diego, California:

RS: Il vostro sito, come altri simili, sembra nascere anche dal desiderio di riappropriarsi del porno. E’ così?

SIS: Non esattamente; facciamo il porno che vorremmo vedere, che ci divertiamo a fare e a condividere. Non è una reazione ai prodotti industriali: è materiale che riflette noi e i nostri generi di sessualità. Fatto dalla gente, e per la gente.

RS: Il vostro sito incoraggia la pubblicazione di proprie immagini, nello spirito del web 2.0. Funziona? Lo sharing è davvero così sexy o i visitatori sono molti più di quanti poi partecipano?

SIS: La situazione è in movimento; ovviamente al momento abbiamo più visitatori, ma crescendo contiamo di coinvolgere più persone – che era l’idea originaria. All’inizio volevamo un sito molto più semplice e diretto, ma l’obbligo di avere liberatorie per le immagini che pubblichiamo rallenta notevolmente il tutto.

RS: Il rischio di finire nella casella dell’esotico e strano è ovviamente presente: come la vedete?

SIS: Da un certo punto di vista è vero; nelle nostre foto rendiamo visibili dei corpi, e delle sessualità, solitamente poco rappresentate. Però ci rivolgiamo anche a una comunità che desidera questo tipo di pornografia, e cioè noi, la nostra cultura. E poi il nostro è un sito libero: libero dagli schemi ma anche libero di evolversi a seconda dei contenuti che ci arrivano.

Provare per credere: Sharingissexy.org.

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